In Australia ci sono troppi cavalli selvatici. I “brumbies“, uno degli animali simbolo del Paese, minacciano infatti l’esistenza di altre specie autoctone e l’equilibrio dell’ecosistema, costringendo le autorità ad adottare una misura drastica e (forse) impopolare: uccidere gran parte della popolazione. Il modus operandi dovrebbe consistere nello sparare due colpi di arma di fuoco, al cuore e al cervello, da dei ranger a bordo di elicotteri.
Questi cavalli popolano il Parco Nazionale Kosciuszko con un totale di oltre 18mila esemplari. L’obiettivo, da attuare entro il 2027, è quello di ridurre quel numero a 3mila.
Il progetto in questione, tra blocchi e ripartenze nel corso degli anni, sta già avvenendo mediante il piazzamento di trappole in luoghi strategici e con l’utilizzo di armi da fuoco direttamente sul terreno. Queste misure, tuttavia, sembrerebbero insufficienti per la portata del fine ultimo.
A inizio anni Duemila le autorità del Nuovo Galles del Sud (Stato dell’Australia sud-orientale) avevano già attuato delle azioni di contenimento e riduzione della popolazione equestre con il coinvolgimenti degli elicotteri; la forte opposizione dell’opinione pubblica, tuttavia, aveva fatto propendere per una smobilitazione di queste forze.
Davanti alle pressioni ambientali e al rapido aumento di “brumbies “(in due anni c’è stato un aumento del 30% della popolazione totale), però, non si vuole più scendere a compromessi.
Questa decisione è stata frutto di una consultazione pubblica, in cui l’82% degli 11.002 stakeholder locali ha sostenuto questa misura. Questa questione, inoltre, ha raggiunto direttamente il Senato australiano, con il rapporto finale dell’inchiesta in merito ai danni condotti da questi cavalli. Lo stesso comitato scientifico federale sulle specie minacciate ha sottolineato come i “brumbies” possano essere un “fattore cruciale” per l’estinzione di almeno sei specie animali e due vegetali.
Con la legittimazione della scienza e della politica, quindi, ormai il dado è tratto. La ministra dell’ambiente del Nuovo Galles del Sud, Penny Sharpe, ha affermato:
“Voglio assicurarmi che il personale dei nostri parchi nazionali abbia tutte le opzioni di cui ha bisogno per raggiungere la popolazione target e proteggere questo prezioso ambiente alpino […] Non posso restare a guardare e dire che lo status quo è adeguato, perché il danno che sta accadendo a quel parco è troppo grande“.
La ministra ha poi sottolineato come questa scelta non sia stata presa a cuor leggero, immedesimandosi in coloro “che si sentono angosciati dal fatto che dobbiamo intraprendere programmi di controllo”.
Gli oppositori di questa misura, oltre a far leva sul lato morale, sottolineano come questi animali rappresentino un simbolo dell’identità australiana; dal mondo letterario, con le celebrazioni del poeta Banjo Paterson, fino allo sport, con la squadra di rugby “Brumbies“, questi cavalli costituiscono parte dell’immaginario collettivo nazionale.
Fonti: Open, The Guardian
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