di Enrico Tiberio Romano
Secondo nuove interessanti evidenze partorite a margine di un ambizioso studio, anche negli esseri umani la violenza subita lascia tracce genetiche trasmesse alle generazioni future. Scopri i dettagli dell’interessante ricerca che invita a riflettere anche quanto profonde possano essere alcune ferite e la loro pericolosità che talvolta va oltre quanto osservabile.
L’ereditarietà della violenza
Un concetto, quello di ereditarietà della violenza controintuitivo ed osservato esclusivamente sugli animali fino ad oggi, è stato individuato per la prima volta anche nell’essere umano.
Tre ricercatrici dell’Università della Florida del Sud, dell’Università di Yale e dell’Università Hashemita in Giordania hanno pubblicato gli importanti risultati del loro studio in materia sulla rivista Scientific Reports, di fatto gettando luce su un fenomeno del tutto nuovo.
Le esperienze della vita ovviamente non possono modificare i geni ma solo la loro espressione attraverso l’epigenetica. In sostanza in seguito ad eventi traumatici le cellule attaccano ai geni delle etichette chimiche che ne regolano il funzionamento.
L’analisi del Dna delle donne siriane che nel 1982 hanno vissuto l’assedio della città di Hama e l’uccisione di decine di migliaia di persone e dei loro figli ha rivelato novità interessantissime in materia.
Seguendo questi casi ed analizzando 138 campioni, è risultato che figli e nipoti delle donne che erano incinte all’epoca dell’assedio di Hama presentano 14 modifiche epigenetiche legate allo stress.
I soggetti che invece hanno subito in prima persona gli stessi eventi presentano 21 di queste modifiche. Gli stessi individui esposti a queste modifiche nel grembo materno inoltre, presentano una maggiore predisposizione a malattie legate all’età.
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