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La Spagna sul tetto d’Europa: la storia di una grande impresa

di Cristian Castellini

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All’inizio di EURO 2024, la cerchia delle squadre “favorite” era ben definita. La Francia e l’Inghilterra erano e sono le Nazionali dai nomi più altisonanti, le due squadre con più talento non solo in Europa ma nel mondo. Accanto a esse c’era la squadra degli organizzatori, la Germania, che aveva un organico tranquillamente in grado di raggiungere la finale di Berlino. La Spagna, seppur fosse nel novero delle grandi Nazionali, è partita dietro. Al pari di Croazia, Italia, Belgio e Portogallo, la “Roja” era nella lista delle squadre con le qualità in grado di sorprendere, ma probabilmente non sufficienti a vincere.

E invece la Spagna ha superato Italia, Croazia e Albania ai gironi, oltre alla Georgia e alle due “corazzate” Germania e Francia, finendo con il dominare l’Inghilterra all’Olympiastadion. Un percorso tortuoso, che ha incoronato la squadra migliore.

La Spagna è stata una sorpresa

Certo, poche squadre possono vantare la rosa della Spagna. Ciononostante, ai blocchi di partenza nessuno si sarebbe aspettato una Nazionale così incisiva e dirompente. Nico Williams e Lamine Yamal venivano da stagioni importanti, ma non c’era la sicurezza che avrebbero retto una volta messi alle strette. Stesso discorso per un difensore come Aymeric Laporte, impegnato nel poco allenante campionato arabo. Le uniche certezze stavano a centrocampo, con Rodri e Pedri. E la Spagna li ha persi entrambi. Pedri si è infortunato contro la Germania, mentre Rodri è uscito dal campo nel corso della finale. Eppure il gruppo ha sopperito in maniera superba. Dani Olmo, Fabian Ruiz, Cucurella e l’intramontabile Carvajal hanno risposto presente all’appello del capitano Morata, trascinatore di una squadra che ha rasentato la perfezione.

Luis de la Fuente (fonte: canale YouTube Estenews)

Luis de la Fuente (fonte: canale YouTube Estenews)

La mano di Luis de la Fuente si è vista eccome. Il lavoro del commissario tecnico ha seguito le orme di quanto lasciato da Luis Enrique, ma ha aggiunto ciò che è mancato a EURO 2020 e al Mondiale in Qatar del 2022. Senz’altro è riuscito a trovare una chimica di squadra importante, anche tramite scelte poco popolari e forti, come per esempio lasciare in panchina Alejandro Grimaldo in favore di un Cucurella poco convincente al Chelsea. Ma soprattutto ha utilizzato un numero 9 di ruolo come Alvaro Morata, tenendo come sua riserva un’altra punta di spessore come Joselu. Insomma, niente “falso nueve”, nessuna mezza punta, poco “Tiki Taka“. Il palleggio è stato fondamentale per questa Spagna, naturalmente, ma è stato impostato in maniera più “verticale” e utile ad azionare l’imprevedibilità sulle fasce. Insomma, alla tradizione spagnola è stato affiancato il pragmatismo, lo stesso che de la Fuente ha messo in campo da allenatore delle nazionali giovanili.

Conclusioni

L’impresa della Spagna, partita “defilata” nei pronostici e divenuta “la grande favorita” di questa finale, ha sancito la fine di un periodo di crisi per il movimento calcistico iberico. Il caso Rubiales (Eurosport) in particolare ha minato la stabilità e l’immagine della RFEF. La vittoria di EURO 2024 ha allontanato molti spettri, e il tutto grazie a un tecnico che è stato sempre fedele alla Nazionale spagnola, e che l’ha riportata dove le spetta. Dopo il trionfo in Nations League e all’Europeo, manca solo un trofeo, che la Spagna si giocherà nel 2026.

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