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La Casa di Carta Parte 5 Volume 2 Recensione: Occasione sprecata

di Redazione NCI

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Dopo ben 2 rapine e svariati morti, gli ultimi 5 episodi de “La Casa di Carta” sono arrivati su Netflix il 3 dicembre 2021, concludendo la serie spagnola che è entrata nel cuore di molti nell’ormai lontano 2017. Tra i vari alti e bassi ha perso il fascino che aveva nelle prime stagioni, e, così come abbiamo già visto nella recensione del primo volume della quinta parte, oramai sono più i difetti che i pregi. Sarà il finale degno di esser chiamato tale?

Alla regia torna Jesús Colmenar e troviamo i volti ormai noti di Úrsula Corberó, Álvaro Morte, Miguel Herrán ecc…

La Casa di Carta ormai è noiosa

In questa seconda parte possiamo notare un drastico cambio di direzione per la serie. Si lasciano in secondo piano le sparatorie e si da più spazio ai personaggi, andando a colmare la mancanza di caratterizzazione che essi avevano nella prima parte.

Questi ultimi 5 episodi sono caratterizzati da strategia, flashback e rapporti. Il tutto però è gestito male, andando a rallentare troppo il ritmo che aveva preso l’opera fino a qui. Anche le scene action presenti hanno un ritmo più lento, durano troppo e sono troppo infarcite di dialoghi. I colpi di scena, seppur numerosi, sono prevedibili o almeno non danno l’effetto “wow” che avevano i nelle prime stagioni.

Sbilanciata caratterizzazione dei personaggi

Dopo l’eccessiva caratterizzazione del personaggio di Tokyo nella prima parte, qui si torna a parlare degli altri membri della banda e non solo. L’unica grossa pecca è che ad alcuni si dà più spazio di altri. Ci parlano molto del personaggio di Denver interpretato da Jaime Lorente, al quale viene chiuso l’arco narrativo, ma dandogli troppa più importanza rispetto ad altri, senza un apparente motivo. Stessa cosa per il personaggio interpretato da Najwa Nimri, Alicia Sierra, che ha anche lei un interessante sviluppo, ma per alcuni aspetti troppo affrettato e improvviso.

La Casa di Carta

Il destino, però, non è stato clemente con gli altri protagonisti, come per Rafael, figlio di Berlino, interpretato da Patrick Criado. Il personaggio ha una caratterizzazione che rasenta lo zero, la maggior parte delle volte in cui lo vediamo è in degli inutili flashback (che adesso sappiamo anticipare lo spin-off su Berlino) oppure negli ultimi episodi con un ruolo davvero marginale.

Ci sono poi i personaggi di contorno come Marsiglia, i soldati all’interno della banca e gli aiutanti del professore. Quest’ultimo non è un grosso problema, ma sarebbe comunque stato carino dargli una personalità più forte.

Il ritorno del Professore

Vero genio e volto della banda de “La Casa di Carta”, il Professore, che nelle ultime stagioni sembrasse aver perso la sua genialità, torna allo splendore delle prime stagioni facendo quello che gli riesce meglio: pensare. Finalmente ritroviamo un professore che segue i piani, lascia le emozioni in secondo piano e che sa i punti deboli dei suoi avversari, ma allo stesso tempo più umano e consapevole che in gioco ci sono le vite dei suoi compagni.

È tornato il professore che aveva fatto innamorare molti della serie all’inizio, quello che, oltre alle maschere di Dalí, rendeva iconica La Casa di Carta.

La Casa di Carta

I difetti de “La Casa di Carta”

Purtroppo, nonostante ci siano alcuni miglioramenti rispetto alla prima parte, si trascina molti dei difetti e ne crea anche di nuovi. Come già anticipato in precedenza, il ritmo è rallentato troppo, rendendola certe volte poco intrattenente. Troppe volte i protagonisti si salvano grazie a delle coincidenze, che rendono il tutto molto irrealistico ed evidenziano ulteriormente la scrittura povera e imprecisa della sceneggiatura.

I flashback di Berlino sono inutili ai fini della trama e stonano molto con il mood che cercano di creare, facendo notare che sono messi lì solo per dare minutaggio in più all’attore che da il volto al personaggio, Pedro Alonso. La recitazione di alcuni membri del cast ancora non soddisfa, e tra questi spicca, purtroppo non in positivo, Itziar Ituño, interprete di Raquel Murillo aka Lisbona, che troppe volte fa sentire questa differenza con altri membri del cast. Infine ci sono i colpi di scena: molti, sì, ma la maggior parte scontati oppure non all’altezza di quelli delle prime 2 stagioni.

La Casa di Carta: un finale accettabile…

Finalmente, dopo 5 stagioni da alti e bassi, arriva il finale, che può essere tranquillamente condiviso da tutti, ma che non osa, rimanendo molto classico.
Un punto di conclusione alle avventure della banda più famosa di Netflix, che però non vuol dire fine del franchise de “La Casa di Carta”. Sono già in sviluppo infatti una serie prequel sul personaggio di Berlino e un remake Coreano, e non escludiamo la possibilità che in futuro vengano fatti altri spin-off sugli altri personaggi.

Pro

  • Maggiore caratterizzazione di alcuni personaggi
  • Ritorno del Professore delle prime stagioni
  • Finale accettabile

Contro

  • Ritmo troppo lento
  • Colpi di scena scontati
  • Performance di alcuni membri del cast
  • Alcuni personaggi inutili
  • Flashback con Berlino che stonano
  • Scrittura povera

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di Andrea Antinori

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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