di Gianluca Scognamiglio
La notizia era nell’aria da qualche settimana, ora è ufficiale: Eden Hazard si ritira a soli 32 anni. Una carriera vissuta con il rimpianto di quello che poteva essere e che, purtroppo, non è stato fino in fondo. Gli inizi in Belgio, la crescita in Francia e la grande avventura al Chelsea, prima della sfortunata esperienza al Real Madrid. Ripercorriamo la storia di uno dei più grandi “what if…” della storia recente del calcio mondiale.
La grande cavalcata da La Louvière a Londra
L’avventura calcistica di Eden Hazard inizia nelle giovanili del Royal Stade Brainois, squadra con sede a pochi chilometri da La Louvière, città natale del belga. I primi passi e i primi calci al pallone non lasciano dubbi: il ragazzo ci sa fare e gli osservatori puntano gli occhi su di lui. A soli 14 anni, nel 2005, è il Lille che lo porta nel suo settore giovanile, lanciandone di fatto la carriera da professionista.
Professionismo che arriva nel 2007, a 16 anni, con l’esordio in prima squadra e un posto in rosa ben fisso per le stagioni successive, tra cui quella dello storico successo in campionato nel 2011. Nello stessa stagione, oltre alla Ligue-1, Les Dogues conquistarono anche la Coupe de France, regalando al giovane Hazard i primi trionfi in carriera. Nel 2012, invece, arrivò il passaggio che proiettò Eden sul grande palcoscenico inglese ed europeo: il trasferimento al Chelsea e l’opportunità di giocare nella squadra Campione d’Europa.
L’esperienza di sette anni al Chelsea sembrava aver proiettato l’ala belga nell’olimpo del calcio mondiale, grazie ai numerosi successi in campo nazionale ed europeo, oltre che alle prestazioni sempre migliori anno dopo anno. Hazard può vantare due Premier League, due Europa League, un successo in FA Cup e uno in Coppa di Lega. Insomma, un bottino niente male, senza considerare i diversi riconoscimenti individuali ottenuti nel corso degli anni a Stamford Bridge.
Il lento declino di Eden Hazard
L’estate del 2019 segna un indelebile punto di svolta nella carriera di Eden Hazard. Dopo il trionfo in Europa League con il Chelsea, il nativo di La Louvière si trasferì in Spagna, nel Real Madrid, reduce da una stagione piuttosto difficile e alle prese con il non semplice ritorno in panchina di Zidane. Le difficoltà della squadra madrilena non aiutarono certo Eden a trovare continuità nei suoi primi mesi in Spagna e, complici una prima serie di guai fisici, il primo anno si concluse con appena 22 partite a referto.
La seconda stagione non andò meglio: furono soltanto 21 le presenze per via di due importanti infortuni muscolari, uno più grave all’inizio del 2021. Basti pensare che da febbraio in poi Hazard riuscì a disputare appena due partite da titolare, tra cui il ritorno della semifinale di Champions League, proprio contro il “suo” Chelsea. Semifinale che non andò a buon fine, con i Blues che riuscirono a conquistare l’accesso alla finale, poi vinta, contro il Manchester City.
L’esperienza in Nazionale e l’addio
Tra le prime voci di possibile addio al Real, Hazard sembrava aver ritrovato l’entusiasmo smarrito grazie ai Campionati Europei da giocare come capitano del Belgio, dopo l’infortunio di Vertonghen. Prima della sfida di quarti di finale con l’Italia però un nuovo guaio muscolare impedì ad Eden di essere protagonista e mise la parola fine al sogno Europeo. La carriera con la Nazionale Belga, di cui, come detto, è stato capitano, si è chiusa senza il grande acuto, nonostante la “Generazione d’Oro” sia andata più volte vicina al traguardo, sia agli Europei che ai Mondiali 2018. Il ritiro dai Diavoli Rossi, annunciato qualche mese fa, è stato solo il preludio di un addio definitivo.
Nelle ultime due stagioni Hazard ha collezionato appena 33 presenze in tutte le competizioni: poco, troppo poco per un calciatore dal suo talento. Il suo fisico non ha retto e, dopo tante sofferenze, è stato costretto ad arrendersi, lasciando il calcio a 32 anni. Il suo palmarès è assolutamente invidiabile: 15 trofei, tra cui 5 campionati nazionali, una Champions ed un Europa League. Con il rammarico che forse, senza quei tanti, troppi infortuni, si sarebbe potuta scrivere una diversa pagina di storia…
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