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King Richard, la recensione: la dedizione di un padre

di Gabriele Di Nuovo

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Al cinema dal 13 gennaio, “King Richard” è un film diretto da Reinaldo Marcus Green. Will Smith interpreta Richard Williams, mentre Saniyya Sidney e Demi Singleton sono Venus e Serena Williams. Inoltre nel cast troviamo Tony Goldwyn e Jon Bernthal.

Prodotto da Will Smith e le sorelle Williams, “King Richard” è il classico racconto di rivalsa sociale e di come Richard Williams è riuscito a far arrivare ai vertici del tennis mondiale le sue figlie. Ma per chi si aspettava un focus su Venus e Serena, potrebbe restare deluso. Il titolo del film mette ben in evidenza che il vero protagonista è Richard Williams, interpretato da un ottimo Will Smith. Ma la pellicola di Reinaldo Marcus Green è qualcosa di più di un Smith in grandissima forma?

La forza e l’ambizione di un padre

Siamo a Compton negli anni ’90. Richard Williams (Will Smith) è un padre di 5 figlie. Pur di tenerle lontane dalla strada del suo quartiere, con educazione ha insegnato il rispetto e la dedizione allo studio. Ma a spiccare su tutte sono Venus (Saniyya Sidney) e Serena (Demi Singleton), grazie al loro talento nel tennis. Infatti Richard per loro ha preparato un piano scritto di ben 78 pagine dove sono elencati tutti i passaggi da seguire, per rendere così le sue figlie le migliori tenniste al mondo.

“King Richard” si focalizza proprio su questo. Racconta di un padre che affronta la discriminazione razziale, la criminalità del suo quartiere e le difficoltà di entrare nel mondo del tennis, considerato fino ad allora uno sport per bianchi. Ma tutta la sofferenza e la dedizione di Richard, farà si che le sue figlie rivoluzioneranno i record dei tornei ATP. Ma nonostante una storia di grande ispirazione, consolidata anche da alcune frasi dette dal protagonista, la pellicola si muove sui più classici binari del biopic sportivo.

Will Smith è un King Richard da Oscar?

Nonostante i limiti del classico biopic sportivo, “King Richard” offre una prestazione sontuosa di Will Smith nei panni di Richard Williams. L’attore dopo tante pellicole discutibili, torna con una performance di altissimo livello, premiata ai Golden Globe del 2022 (trovate qui tutti i risultati) battendo nella sua categoria attori come Benedict Cumberbatch e Denzel Washington. Infatti questo lancia l’attore verso una potenziale vittoria agli Oscar 2022.

king richard

Infatti guardando la sua interpretazione di Richard Williams, Will Smith ha le carte in regola per poter sorprendere l’Academy e vincere l’ambito premio dopo due nomination ottenute in passato. Questo è anche merito dell’attore nel riuscire a portare su schermo le movenze di King Richard e mostrare tutta la sofferenza e allo stesso tempo l’ambizione di un uomo che si è spinto oltre per il benessere della sua famiglia.

Una famiglia ambiziosa

“King Richard” non mostra solo un Richard ambizioso. Infatti l’ambizione è evidente anche nelle sue due figlie, Venus e Serena. Questo viene messo in mostra grazie alle situazioni in cui si ritrovano coinvolte le sorelle Williams e la performance delle due giovanissimi attrici. Saniyya Sidney e Demi Singleton riescono a reggere senza problemi la scena con un Will Smith lanciatissimo verso l’Oscar. Le due giovani attrici sono molto credibili nei panni di Venus e Serena, nonostante il film per gli eventi che racconta si focalizza soprattutto sulla prima.

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Chi sta con le mani in mano può solo sognare.

(Richard Williams alle sue figlie)

Questa è una delle tante frasi che Richard Williams ripete alle sue figlie mentre si allenano nel campo di tennis abbandonato a Compton. Ed è proprio su questi “motti”, “King Richard” cerca di lanciare un messaggio. Il film, come molti altri del suo genere, cerca di essere un racconto motivazionale per lo spettatore. E la storia di Richard Williams e della sua testardaggine nel portare al top le sue figlie, creando loro comunque non pochi problemi, è uno di quei racconti fatti di sofferenza, ambizione e tanto lavoro.

Se non hai un piano, il tuo piano è fallire

(Richard Williams quando parla del suo piano da 78 pagine per Venus e Serena)

Un biopic sportivo convenzionale

Se “King Richard” ha un difetto evidente, è la semplicità nel raccontare la sua storia. Nonostante questa sia di grande ispirazione e parli della genesi di due delle più grandi tenniste della storia moderna, la narrazione è semplice e lineare. Reinaldo Marcus Green non corre alcun rischio provando qualche espediente narrativo differente e regala allo spettatore un classico film sportivo basato su eventi reali.

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Ma questo non toglie di certo valore alla qualità complessiva della pellicola e soprattutto alle scene di tennis giocato. Per quanto questo sport possa regalare partire lunghissime, “King Richard” riesce a mostrarle senza alcuna difficoltà, creando anche una sorta di tensione durante la visione di queste. Infine all’interno della pellicola è possibile vedere grandi nomi della storia del tennis tra cui John McEnroe, Jennifer Capriati e Rick Macci, interpretato da Jon Bernthal. Ed è proprio quest’ultimo ad avere un ruolo importante nel lanciare la carriera da professioniste delle sorelle Williams.

Considerazioni finali

“King Richard” è un discreto biopic sportivo forte di grandi performance attoriali, Will Smith su tutti. Con tanto cuore, la pellicola mette in evidenza tutti i passaggi fatti da Richard Williams prima di poter vedere le sue figlie sul tetto del mondo. Ma se abbiamo un ottimo cast e una storia di grande impatto motivazionale, non possiamo dire lo stesso dal punto di vista narrativo. Purtroppo è un biopic come altri del suo genere e Reinaldo Marcus Green non ha corso nessun rischio, raccontando il tutto nel modo più semplice e lineare possibile. Ottima invece la regia e il montaggio delle sequenze di tennis giocato e la presenza di grandi personaggi di questo sport all’interno della pellicola.

Pro

  • Il racconto di grandissima ispirazione;
  • Le performance del cast, Will Smith su tutti e da potenziale Oscar;
  • La gestione delle sequenze di tennis giocato.

Contro

  • La poca voglia nel cercare di regalare un biopic sportivo differente da un punto di vista narrativo.

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di Gabriele Di Nuovo

 

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