“Avatar – The Way of Water”, ultima fatica di James Cameron, verrà distribuito in sala a partire dal 14 dicembre. Come affermato tempo fa da John Fithian, CEO della National Association of Theater Owners, il progetto potrà contare su un’ampia gamma di formati.
Ecco quanto dichiarato dal presidente dell’associazione in occasione dello scorso CinemaCon (fonte: The Hollywood Reporter):
“Stiamo parlando di alta risoluzione, frame rate elevati, 3D, IMAX, PLF, differenti sistemi audio e 160 lingue diverse. Cameron sta lavorando a stretto contatto con la nostra associazione per mostrare il suo film nel miglior modo possibile. È un regista unico. È brillante. Penso esistano duecento schermi adattati ad Avatar 2 in giro per il globo. Ovviamente però, lui vuole che tutti possano proiettare il suo lungometraggio. Si sta personalmente assicurando che ogni versione della pellicola disponga dei livelli di luce corretti e che tutto ciò che riguarda l’immagine sia perfetto. Noi non possiamo che esserne entusiasti“.
Tra la riedizione del primo capitolo (nuovamente al cinema dal 22 settembre) e l’imminente uscita del seguito, molti sono stati i quesiti posti al regista. In particolare, numerose testate hanno voluto soffermarsi sull’aspetto tecnologico della produzione, evidenziando la predilezione del cineasta per il 3D. Slashfilm ha colto la palla al balzo, chiedendo a Cameron se tale tecnica oggi non risulti obsoleta.
La risposta non si è fatta attendere:
“Alla maggior parte delle persone il 3D sembra “finito”. Ma non è davvero finito. È stato semplicemente accettato. Ora rappresenta una delle scelte che si hanno quando si va al cinema a vedere un blockbuster. Io lo paragono al colore. Quando i primi progetti a colori uscirono, fecero effetto. Le persone andavano a vederli perché erano a colori. Nel periodo in cui uscì Avatar, la gente andava a vedere i film perché erano in 3D. Credo abbia avuto un impatto sul modo in cui le pellicola erano presentate… ora è una cosa accettata, parte della zeitgeist e del modo in cui si fa il cinema”.
In attesa di scoprire cosa abbia in serbo per noi “Avatar – The Way of Water”, vi consigliamo di non perdere la rinnovata versione del capostipite.
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