Questa mattina, Mohammad Deif, il comandante militare di Hamas, ha annunciato l’inizio dell’operazione “Tempesta Al-Aqsa” contro Israele, che ha visto arrivare dalla Striscia di Gaza una pioggia di circa 5.000 razzi su Tel Aviv e il sud del paese. Secondo il The Jerusalem Post le sirene hanno cominciato a suonare alle 8:15 di questa mattina. Nel sud di Israele, ci sarebbero state infiltrazioni di combattenti provenienti da Gaza. L’attacco combinato ha portato l’esercito israeliano a dichiarare lo stato di emergenza nel raggio di circa 80 chilometri dalla Striscia e a richiamare in servizio decine di migliaia di riservisti.
Il comandante militare di Hamas dichiara di aver dato il via all’attacco per porre fine ai crimini di Israele, riferendosi alla “profanazione” dei luoghi santi di Gerusalemme. Inoltre, ha chiesto agli arabi che vivono in Terra Santa di unirsi in lotta in questo “grande giorno di rivoluzione”. Il nome dell’operazione proviene dall’omonima moschea di Al-Aqsa, chiamata Tempio di Salomone dai cristiani, e Al-Haram al-Sharīf dai musulmani. La moschea è difatti al centro di una controversia che dura da decenni, in quanto occupata dagli israeliani durante la Guerra dei sei giorni del 1967, ma rivendicata dai palestinesi come parte di un “futuro Stato di Palestina”. In tutta risposta, l’esercito israeliano si dice pronto alla guerra e annuncia l’operazione controffensiva “Spade di ferro”.
La scelta di Hamas di attaccare Israele proprio oggi non è però casuale. Quasi esattamente 50 anni fa, sabato 6 ottobre 1973, cominciò difatti la guerra dello Yom Kippur. In quell’occasione, gli eserciti egiziani e siriani sferrarono un’offensiva contro Israele proprio durante lo Shabbat, il sabato ebraico. Gli ebrei durante questo giorno, sono tenuti a dedicarsi alla preghiera ed astenersi dal compiere ogni lavoro e alcune determinate azioni come guidare, cucinare, e comprare.
Al fine di tenere i civili al sicuro, Israele chiude in casa gli abitanti delle zone vicino alla Striscia. I razzi hanno colpito maggiormente le zone meridionali e centrali di Israele, centrando un edificio a Gederot, un villaggio beduino al centro del deserto del Negev e causando vittime e feriti dal numero ancora imprecisato; l’unica certezza è che siamo solo all’inizio.
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