di Denieli Freitas Nogueira
Il 7 ottobre 2023 Israele si risveglia sotto attacco. 5.000 razzi provenienti dalla Striscia di Gaza si dirigono verso le aree meridionali e centrali del Paese, mentre i combattenti di Hamas si infiltrano all’interno del territorio israeliano. Il Ministro della Difesa Yoav Gallant dichiara lo stato di emergenza e chiude in casa i cittadini delle zone limitrofe alla Striscia. La guerra però dilaga, portando fuoco e fiamme nelle strade. Inizia così un nuovo capitolo dell’infinito conflitto Israele-Palestina.
Israele-Palestina: cosa sta succedendo?
Israele risponde all’attacco di Hamas, bombardando la Striscia di Gaza e causando circa 1.200 morti e 5.600 feriti. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Uniti per gli affari umanitari (OCHA) sono quasi 339.000 i civili costretti a fuggire dalle proprie case. Gli sfollati ammonterebbero a circa 2,3 milioni, ma le cifre sono destinate a crescere esponenzialmente.
Mercoledì 11 ottobre un membro della Camera dei Rappresentati statunitense, Michael McCaul, rivela dell’avvertimento che l’Egitto avrebbe mandato ad Israele, secondo il quale “un evento simile poteva accadere”. McCaul non si spiega però perché tale annuncio sia stato preso così alla leggera.
Lo annuncia Israel Katz, Ministro dell’Energia. Durante la prima giornata di attacco, i combattenti di Hamas catturano civili e soldati israeliani, che secondo indiscrezioni, ammontano a più di 150 persone. Il Ministro insiste per non inviare aiuti umanitari a Gaza, ma di tenere la zona in stato di assedio, impedendo anche la consegna di beni essenziali.
Secondo Moshe Arbel, Ministro della Sanità israeliana, il sistema sanitario deve concentrarsi ad assistere le reali vittime del massacro, gli israeliani. Secondo il Ministro, in un momento così difficile, curare i terroristi catturati vanifica gli sforzi per salvaguardare il popolo di Israele. Invita il premier Netanyahu a dare istruzioni dettagliate a cliniche, ospedali e centri di pronto soccorso.
Due giorni prima degli attacchi del 7 ottobre, il premier Benjamin Netanyahu rilascia una dichiarazione in cui si dice convinto del coinvolgimento dell’Iran in una serie di attacchi terroristici avvenuti in Giudea e Samaria. Secondo il Ministro, l’Iran non si limita a sostenere economicamente e moralmente le rappresaglie contro il territorio israeliano, ma è in prima fila nell’organizzazione del conflitto Israele-Palestina. Tale affermazione si può dire giustificata, dato che a Teheran, capitale iraniana, vi è un orologio che scandisce il conto alla rovescia per la distruzione di Israele, e che la sera del 7 ottobre, i fedeli della Repubblica Islamica hanno festeggiato con fuochi d’artificio l’attacco da parte di Hamas.
Così è come Yoav Gallant, Ministro della Difesa, ha scelto di denominare il gruppo terroristico di Hamas in una riunione a Bruxelles con i vertici della Nato. Gallant definisce Hamas un’organizzazione “selvaggia, finanziata e sostenuta dall’Iran” e mostra durante la riunione un video non censurato di alcuni atti perpetrati dai terroristi a civili e soldati israeliani. Viene inoltre annunciato da un portavoce militare il ritrovamento di bandiere dell’Isis sul luogo degli attacchi ai kibbutz del 7 ottobre.
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