Attualità

Israele: binocolo per assistere a pagamento ai raid su Gaza

In Israele è presente un binocolo da cui è possibile osservare, dietro pagamento, i bombardamenti in corso sulla Striscia di Gaza. Sono ormai da tempo presenti tour organizzati da agenzie di viaggi e guide private locali israeliane; dopo il 7 ottobre sono di nuovo al centro delle polemiche. Realpolitik ha mandato un suo inviato per capire il punto di vista della popolazione israeliana.

Il binocolo

Sulla collina di Sderot, a sud di Israele, è stato recentemente installato un binocolo da cui è possibile osservare i bombardamenti su Gaza. Da ormai più di dieci anni vengono condotte delle gite turistiche nella zona di Gaza Envelope, ovvero quell’area a sud di Israele, al confine con la Striscia, dove gli israeliani vivono in insediamenti. Già nel 2014, infatti, il Guardian aveva condotto un reportage in cui fotografava e raccontava questi tour, organizzati da agenzie di viaggio locali israeliane.

Nelle ultime settimane, queste attività sono tornate al centro del clamore mediatico, a seguito di un servizio condotto da una tv spagnola risalente a gennaio, dal titolo “Turismo de guerra: cuando las bombas en Gaza se convierten en espectáculo a través del prismático” (tradotto: “Turismo di guerra: quando le bombe a Gaza diventano uno spettacolo da vedere con un binocolo”).

L’estate scorsa, a luglio 2024, la fotogiornalista e podcaster Michela Chimenti ha partecipato a uno di questi tour e ha raccontato la sua esperienza all’interno di un podcast dal nome “Re:Tour – Ritornare a vivere a un passo da Gaza“:

“L’estate scorsa ho voluto documentare il fatto che i tour fossero ricominciati e, potremmo dire, ‘re-brandizzati’ sul 7 ottobre. In realtà però, quello che viene chiamato ‘Cinema Gaza’ esiste da dopo il piano di disimpegno del 2005 portato avanti da Ariel Sharon, che dispose il ritiro dei coloni dalla Striscia. Si tratta di una collinetta dove sono state portate poltrone e divani usati per poter continuare a vedere il lavoro dell’esercito israeliano. Noi non siamo andati fino a lì, anche se alcuni di questi tour lo permettono. Ci hanno portato però molto vicino, a 200 metri dal muro, nel moshav prossimo al valico di Erez, che è stato infatti il primo ad essere attaccato il 7 ottobre 2023 proprio perché si trova a una manciata di metri dalla Striscia.

Prima, e ancora oggi, i locali e i coloni raggiungono luoghi dove poter vedere i bombardamenti in maniera indipendente. Alcune agenzie poi organizzano dei veri e propri tour ai quali partecipano soprattutto ebrei americani. Quando ho partecipato alla ‘gita’, oltre a me, una mia amica e un turista tedesco, c’era anche una famiglia italiana. Il figlio stava studiando in un’università in Israele. Le guide private mi avevano chiesto dai 500 ai 700 dollari per le stesse tappe ma per me non era solo una questione di viaggio in sé: avevo bisogno di sentire il racconto di chi era in tour con me, fare domande e capire cosa voleva dire vivere lì.

Nel mio tour non si sono mai citati i palestinesi, si è parlato dei morti del 7 ottobre, che nessuno vuole negare ovviamente, ma non si mette mai in dubbio il punto di vista israeliano. C’è un episodio, secondo me emblematico, che racconto anche nel podcast, e ha come protagonisti dei bambini in piscina in un kibbutz. La guida del nostro tour sottolineò come quei bimbi non potessero fare un bagno ‘tranquilli’ perché ‘lì c’è la Striscia’, senza mai riflettere sulla mancanza di acqua proprio a Gaza. Quando arrivammo vicino ai luoghi del Nova Festival, e alle nostre spalle si sentì un’esplosione, venimmo tranquillizzati con la frase ‘Tranquilli è l’Idf  (l’esercito israeliano, ndr), come se questo potesse bastare per sentirsi al sicuro. In molti kibbutz dove ci sono stati morti per l’attacco di Hamas, le famiglie non hanno voluto il governo alla commemorazione ufficiale ma questo è un aspetto che non viene menzionato spesso. Anche se non si spingono a dire che non sia stato fatto abbastanza per prevenire quello che è poi accaduto, lasciano trasparire almeno un dubbio, come racconta uno degli abitanti del moshav in cui sono stata.

 

L’opinione degli israeliani

Un inviato di Realpolitik ha mostrato gruppi di giovani studenti della zona avvicinarsi per guardare all’interno del binocolo installato a Sderot. Così uno dei ragazzi ha descritto ciò che ha provato guardando all’interno del binocolo:

Provo soddisfazione quando succede, vorrei vedere più cose come questa. Loro vogliono ucciderci tutti.

In seguito, l’inviato ci ha mostrato l’opinione di alcuni israeliani riguardo a Netanyahu e al 7 ottobre:

Il 7 ottobre è l’Olocausto numero 2 del popolo d’Israele. Bibi non è un criminale, è il re che ci sta salvando da un nuovo Olocausto

Radere al suolo Gaza! Non c’è altro da fare!

Queste prime affermazioni riflettono però solo una parte dell’opinione comune degli israeliani riguardo alla guerra contro Gaza. Nel servizio di Realpolitik si mostra, infatti, il movimento politico “Standing Together“, il quale mira alla costruzione di un terreno comune tra arabi ed ebrei israeliani. Il movimento organizza una serie di azioni e proteste quali l’irruzione nella casa del Grande Fratello israeliano.

Secondo un sondaggio dell’Israel Democracy Institute, condotto tra il 24 e il 28 agosto 2025, il 64,5% degli intervistati vuole un cessate il fuoco. Sempre secondo il sondaggio, tale opinione attraversa quasi tutti gli schieramenti politici. Tra gli ebrei israeliani, il 62% sosterrebbe un accordo; per i cittadini arabi la percentuale sale all’81%.

Non tutti, però sono favorevoli all’uso della parola “Genocidio”.

Penso che ci siano omicidi di massa. Questo è un dato di fatto. Non è importante come lo chiami.” afferma una degli intervistati.

A tal proposito si è espresso anche Gideon Nevy, giornalista di Haaretz, quotidiano di sinistra. Egli è considerato una delle voci più critiche verso Netanyahu.

Guarda, non ho usato questa parola fino a poche settimane fa, perché all’inizio era una guerra giustificata dopo il 7 ottobre. Ma ciò che vediamo adesso è uccidere per il gusto di uccidere. Come altro vuoi chiamarlo? La lezione dell’Olocausto poteva essere o ‘mai più per chiunque’, oppure ‘mai più per gli ebrei’. Purtroppo Israele ha scelto la seconda, cioè ‘mai più per gli ebrei’.

Scritto da: Gaia Cobelli

Fonti: tgcom24, Wired, La Discussione

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