di Francesco Ferri
Il 10 ottobre l’esercito israeliano ha attaccato tre basi UNIFIL, la forza militare dell’ONU, pesenti in Libano. Due di queste basi sono gestite proprio dall’Italia, il cui Ministro della Difesa Crosetto ha definito “inaccettabile” questo attacco. Nell’attacco israeliano sono rimasti feriti due caschi blu dell’Indonesia.
L’attacco alle basi ONU
Tre basi UNIFIL situate nel sud del Libano sono state attaccate da Israele. Immediatamente l’attacco ha sollevato un vespaio, scatenando il giusto disappunto di ministri italiani ed esteri. Non sarebbe la prima volta che truppe israeliane creano problemi ai caschi blu. All’inizio del presente conflitto in medio oriente, oltre un anno fa, alcuni peacekeepers dell’ONU sono stati bersagliati da fuoco incrociato israeliano e libanese. Inoltre è stato loro richiesto in modo perentorio da Israele di abbandonare le loro posizioni nel sud del territorio libanese. Proprio per questi precedenti si pensa che l’attacco in questione fosse premenditato e non un incidente.
Missioni UNIFIL
Per capire il motivo della presenza di truppe italiane in Libano è importante comprendere cosa sono le missioni UNIFIL. La missione in questione, acronimo di United Nations Interim Force in Lebanon, Forza ad Interim delle Nazioni Unite in Libano, è un’operazione che ha come missione quella di porsi come cuscinetto costante lungo il confine fra Israele e Libano, formando la Linea Blu. Inoltre supporterebbe l’esercito libanese nel controllo del territorio meridionale del Paese, dove ci sarebbe un’importante presenza di Hezbollah, organizzazione politica e militare ritenuta terroristica in diversi Paesi. L’attuale missione UNIFIL è composta da oltre 10mila militari provenienti da ben 46 Paesi diversi. L’Italia è la seconda nazione per numero di soldati che partecipano alla missione: esattamente 1068 militari. Solo l’Indonesia ci supera con 1231 soldati.
L’attacco alle basi
Nel corso della giornata del 10 ottobre sono state ben tre le basi attaccate, tra le quali il quartier generale UNIFIL situato a Naqoura. Le fonti delle Nazioni Unite hanno parlato di attacchi “deliberati”. Secondo alcune informazioni filtrate sugli organi di informazione, i soldati israeliani avrebbero sottoposto le telecamere e gli altri strumenti di rilevazione, posizionati attorno al perimetro della base, ad un pesante fuoco che le ha inevitabilmente distrutte. La base è stata in seguito attaccata con un carro armato Merkava che ha colpito diversi edifici, fra cui il bunker di comando e una torre di guardia (la cui distruzione ha provocato il ferimento dei due militari indonesiani).
Le reazioni della politica
Inevitabili le tante reazioni internazionali per l’incredibile situazione che si è creata. Dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani a quello della Difesa Guido Crosetto. Quest’ultimo ha infatti sostenuto che: “L’Italia e le Nazioni Unite non prendono ordini da Israele e che l’attacco israeliano è totalmente inaccettabile“. Anche all’estero sono rimasti profondamente colpiti in negativo dalle azioni dell’esercito israeliano. Una portavoce del governo britannico ha specificato che è quest’ultimo è “inorridito per le notizie” degli attacchi. Così come il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
L’ultimo attacco
Proprio poco fa l’esercito israeliano ha riferito che due peacekeeper dell’UNIFIL sono stati “Inavvertitamente feriti durante i combattimenti dell’esercito contro Hezbollah” nel sud del Libano. L’esercito ha espresso “profonda preoccupazione per incidenti di questo tipo“. Infatti “L’IDF prende ogni precauzione per ridurre al minimo i danni ai civili e alle forze di pace. Dato il complesso e difficile ambiente operativo in cui Hezbollah usa strutture civili e UNIFIL come scudi, l’IDF continuerà a fare sforzi per mitigare il rischio che tali sfortunati incidenti si ripetano“.
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