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L’Inter, il Milan, e una rinascita dalle ceneri

Probabilmente all’inizio della stagione, nell’ormai lontano agosto 2021, erano pochi coloro che davano una chance a Milan e Inter di riconfermare le buone prestazioni dell’anno precedente. Per la prima, dopo un precampionato non brillante e l’addio di uno dei giocatori chiave del progetto, la riconferma del secondo posto sembrava più un miraggio che un obbiettivo. Per quanto riguarda invece la seconda, il cambio di allenatore e gli addii di Achraf Hakimi, Christian Eriksen e Romelu Lukaku sembravano aver scombussolato completamente la squadra.

Nonostante tutto però, le squadre di Stefano Pioli e Simone Inzaghi si sono distinte dalle altre grazie alla loro voglia di vincere, determinazione e ad una sapiente gestione da parte degli allenatori. Adesso, Milan e Inter sono rispettivamente prima e seconda, e distanti tra loro solo due punti. Inoltre, nelle ultime stagioni le due milanesi hanno riacquisito il prestigio che negli scorsi anni è andato perduto; complici gestioni societarie discutibili e mancanze di progetti concreti.

Ma cosa ha riportato le due cugine sul tetto d’Italia? Cosa ha permesso loro di tornare in Europa dopo tanti anni di assenza? E cosa ha permesso loro di tornare a sognare di avere il tricolore cucito sul petto? Andiamo a scoprirlo insieme.

Inter: un digiuno durato dieci anni

L’ultima stagione realmente indimenticabile per i nerazzurri è senza alcun dubbio quella 2009/2010, quella del mitico Treble. L’Inter guidata da Jose Mourinho è stata l’ultima formazione capace di regalare gioie inimmaginabili ai tifosi, prima che iniziasse un digiuno lungo ben dieci anni. Anche se c’è da dire che l’anno successivo all’addio dello Special One, il club di Massimo Moratti riuscì comunque ad aggiungere alla propria bacheca due trofei; la Coppa Italia, e il Mondiale per Club. Inoltre, la squadra riuscì a qualificarsi per la Champions League dell’anno successivo, arrivando al secondo posto in campionato.

Dopo questo ultimo traguardo però, cominciò il crollo verticale di un’Inter che aveva dominato il calcio italiano dal 2005, fino a quel momento. Dalla stagione 2011/2012 quindi, il club comincia il suo giro sulle montagne russe del declino; a differenza del Milan, l’Inter riuscirà comunque a qualificarsi diverse volte in Champions League, senza però mai trovare il successo. Nemmeno in Europa League.

Durante questo periodo di crisi, la Pazza Inter ha visto arrivare e andar via un quantitativo importante di giocatori e allenatori, e cambiato addirittura il presidente nella stagione 2013/2014; si passò dalla reggenza di Moratti, il presidente più vincente nella storia del club, all’indonesiano Erik Thohir, che rimase in carica fino al 2018, anno in cui Steven Zhang rilevò il club.

Thohir non riuscì a regalare nessuna gioia importante ai tifosi, se non qualche qualificazione in Europa e qualche giocatore di assoluto talento, che ancora fa parte del club: uno tra tutti, Milan Skriniar.

Infine, arriviamo alla “storia moderna”, dove Zhang si insedia presidente del club nel 2018, e nel 2021 festeggia il suo primo trofeo; il campionato di Serie A. Con un processo di rifondazione pressoché totale, il presidente è riuscito a cambiare totalmente il volto del club. Ma non solo; ne ha anche toccato il cuore, grazie alla sua personalità semplice e devota.

Campioni d’Italia 2020/21: come Zhang e Conte hanno riportato al successo il club

Anche i più giovani, ovviamente, conosceranno questa parte della storia. Dopo un primo anno (2019/2020) di successi limitati, come la finale di Europa League persa e il secondo posto in campionato, l’Inter di Antonio Conte, che ha seguito la ben meno proficua gestione di Luciano Spalletti, è riuscita a tornare alla gloria. Il campionato vinto nella stagione 2020/2021 sembrava essere un vero e proprio punto di svolta per il club. E solo il primo atto di un nuovo ciclo di vittorie. La determinazione di Conte, la voglia di rivalsa dei giocatori, e quella di volersi mettere in mostra, hanno reso l’Inter una squadra realmente inarrestabile.

Gli investimenti intelligenti della dirigenza, inoltre, hanno fruttato ben più di quanto ci si potesse aspettare; in due anni, sono arrivati molteplici giocatori chiave per il successo ottenuto, tra cui Niccolò Barella, Romelu Lukaku, in parte Chrisian Eriksen, e Achraf Hakimi. Inoltre, durante la gestione di Conte, è stato anche riscoperto il grande talento di Ivan Perisic, che alla prima stagione del tecnico salentino era stato girato in prestito al Bayern Monaco.

Quindi, dopo la vittoria dello Scudetto, l’Inter aveva un solo obbiettivo: riconfermarsi. Dopo l’addio di Conte, Lukaku e Hakimi però, la sfida sembrava più difficile del previsto. Con l’arrivo di Simone Inzaghi dalla Lazio, di Denzel Dumfries dal PSV, di Edin Dzeko dalla Roma e Hakan Calhanoglu dal Milan, le prime impressioni sulla rosa non erano certamente positive.

Ma grazie ad una sapiente gestione, Inzaghi ha dimostrato all’Italia, ma anche al mondo intero, che un cambio così radicale in una squadra non è la fine del mondo, ma solo la base per un nuovo inizio. Adesso il suo Inter ha un gioco interessante e ben studiato, e occupa la seconda posizione del campionato di Serie A; durante questa stagione, la squadra ha totalizzato 72 punti in 33 partite (il match con il Bologna andrà recuperato mercoledì), e segnato 71 reti. Di certo sono risultati importanti, per una squadra che veniva considerata spacciata ancora prima di cominciare…

Da non sottovalutare poi il cammino europeo: raggiunti gli ottavi di finale di Champions dopo un decennio e, nonostante l’eliminazione, vittoria di prestigio ad Anfield contro il Liverpool. Se si aggiunge tutto questo alla finale di Coppa Italia e alla vittoria in Supercoppa Italiana, la stagione è ampiamente al di sopra delle aspettative iniziali.

Inter (@Shutterstock)

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Mattia Trincas

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