Ogni anno sono sempre di più le persone che perdono la vita sul luogo del lavoro. Malfunzionamenti degli strumenti di lavoro o il mancato rispetto di norme di sicurezza, troppo spesso sottovalutate, le cause principali. Tra queste vittime non vengono annoverate, però, le figure che si tolgono la vita per motivi di forte stress o eccessiva pressione sul lavoro. E in questi, casi uno dei mestieri più pesanti da sostenere a livello mentale è senza dubbio quello ricoperto dagli insegnanti.
Tra il 2014 e il 2024 sono 110 i casi accertati di maestri e professori che si sono tolti la vita, con la terrificante media di quasi uno al mese (con il picco di 26 vittime raggiunto nel 2017). Suddivisi per genere, parliamo di 45 uomini e 65 donne. In questi casi il suicidio è più frequente tra gli insegnanti delle scuole medie e superiori, con la scuola dell’infanzia che invece è la categoria meno colpita da questo triste fenomeno. A livello geografico, invece, si evidenzia una netta prevalenza di questo fenomeno al Sud e nelle Isole (58%), seguite dal Nord (23%) e infine dal Centro (19%).
Nell’immaginario collettivo il mestiere del docente è quasi un lavoro part-time. La mattina per le lezioni e qualche ora al pomeriggio per la correzione dei compiti. Con tre mesi di ferie in estate, per giunta. Tuttavia, essere un insegnante è una scelta di vita che coinvolge la persona a tempo pieno soprattutto dal punto di vista mentale, dal momento che non si finisce di esserlo al suono della campanella dell’ultima ora. Non a caso, come riportato da TGCOM24, nell’80% dei casi di problemi sul lavoro alla base ci sono diagnosi psichiatriche. Questo anche perché il decreto legislativo n°81 del 2008 volto a monitorare il rapporto tra stress e lavoro correlato per le professioni ad alto rischio, non viene di fatto applicato.
In Italia l’ISTAT non classifica i suicidi in base alla professione, dunque non si ha la certezza del numero effettivo di insegnanti che scelgono di togliersi la vita. Senza contare poi i tentati suicidi che, pur non venendo conteggiati, danno comunque voce ad un malessere psicologico che coinvolge, come visto precedentemente, anche e soprattutto chi ricopre questo mestiere. La domanda, quindi, sorge spontanea: i 110 suicidi in dieci anni sono solo la punta dell’iceberg di un elenco ben più lungo?
Articolo di Giorgio Cantone
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