di Redazione NCI
L’Italia si conferma tra i paesi Ue dove sono più alti i rischi per la salute, in termini di morti e anni di vita persi, per l’esposizione allo smog. L’indagine nasce dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) 2021. I dati, riferiti al 2019, mostrano che in quell’anno l’Italia era il primo paese per numero di morti per biossido di azoto (NO2, 10.640 morti, +2% rispetto all’anno prima). È inoltre il secondo, dopo la Germania, per i rischi da particolato fine PM2,5 (49.900 morti, -4%) e ozono (O3, 3170 morti, +5% sul 2018).
Una classifica poco lusinghiera
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente in Ue almeno il 58% dei decessi da PM2,5 si sarebbe potuto evitare se tutti gli Stati membri avessero raggiunto il nuovo parametro OMS per il PM2,5 di 5 µg/m3. Con i parametri Oms l’Italia avrebbe 32.200 decessi in meno (-32.200) da PM2,5.
Interventi per combattere la piaga
A proposito degli interventi che potrebbero aiutare la riduzione dell’inquinamento in Italia, ISPRA ha segnalato che è necessario “abbattere il riscaldamento”, specificando poi che “chi si riscalda a legna dovrà fare un salto tecnologico”. Per quanto riguarda gli allevamenti, ISPRA ha evidenziato che “lo Stato potrebbe prevedere ulteriori incentivi per permettere agli allevatori di comprare tecnologie che consentano spandimenti di fertilizzante sia chimico che organico in maniera meno emissiva”.
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