Attualità

Il vaccino ad mRna come arma per combattere il cancro

Le parole dei “genitori” del vaccino ad mRna durante un’intervista concessa a Repubblica, hanno suscitato un grande clamore. Tra 5 anni si potrà curare il cancro con i vaccini creati con questa specifica tecnica, diventati famosi nel periodo della pandemia da Covid-19.

Il vaccino ad mRna

Ugur Sahin e Özlem Türeci, questo è il nome dei genitori del vaccino ad mRna. I due, marito e moglie di origini turche, hanno fondato in Germania la BioNtech, l’azienda che ha ideato il vaccino contro il Covid-19 per la Pfizer. Durante una lunga intervista concessa a Repubblica, hanno parlato delle potenzialità dell’Rna messaggero e delle sue possibili applicazioni future. L’Rna messaggero è quel sottile filamento che trasporta le istruzioni per permettere alle nostre cellule di costruire le proteine. Attualmente il suo utilizzo per la medicina sembra avere un impatto decisivo nella lotta al Covid-19, ma il suo potenziale potrebbe avere un impatto ancora maggiore in futuro. “Abbiamo capito subito l’enorme potenziale che c’era nel fornire informazioni, a nostro piacimento, direttamente alle cellule immunitarie, codificandole nell’mRna. Per poi lasciare che il sistema immunitario faccia quello che sa fare meglio: proteggere il nostro corpo dalle minacce”, hanno spiegato.

Le possibili applicazioni future

La pandemia è stata, dunque, il “battesimo di fuoco” per questa nuova tecnologia. Ma essa è stata ideata negli anni 90 con un altro scopo: quello di sconfiggere il cancro. La differenza sostanziale con i vaccini tradizionali è che quelli ad mRna possono essere fabbricati molto facilmente ed altrettanto rapidamente adattati all’esigenze di un singolo paziente. Proprio questa velocità risulta essere il punto di forza di questa nuova arma, e grazie a questa sua caratteristica in futuro sarà possibile creare vaccini anti-cancro adattati alla persona che ne ha bisogno. A distanza di un mese di tempo dalla consegna del campione di tumore, infatti, il paziente potrà già ricevere la sua dose di vaccino personale.

Oltre a questa possibile applicazione, si prospetta un futuro più roseo anche nella lotta all’Hiv e ad altre patologie autoimmuni, semplicemente programmando il nostro sistema immunitario in modo da “calmarlo” invece che “stimolarlo” come nel caso del Covid-19. I due scienziati, per concludere, si sono espressi anche sulla terza dose del vaccino anti-covid appunto: ” Le terze dosi potrebbero giocare un ruolo importante per il contenimento della pandemia e il ritorno alla normalità, i dati raccolti oggi suggeriscono che può aiutare a proteggere una vasta popolazione di persone da questo virus e dalle sue varianti”.

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di Antonio Stiuso

Redazione NCI

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