di Redazione Network NCI
A 80 anni dal bombardamento di Hiroshima, il mondo riflette sulle vittime, le conseguenze atomiche e l’urgenza di un impegno globale per la pace. Il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, Hiroshima divenne il primo bersaglio nella storia dell’umanità di un attacco nucleare. Un bombardiere statunitense sganciò una bomba all’uranio, soprannominata Little Boy, che esplose sulla città causando la morte di oltre 140.000 persone e radendo al suolo il 70% degli edifici. Tre giorni più tardi, un secondo ordigno al plutonio, Fat Man, colpì Nagasaki, provocando circa 74.000 vittime. Entrambe le esplosioni segnarono la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma diedero inizio all’era atomica, in cui la minaccia nucleare divenne una costante geopolitica mondiale.
Una ferita che non si è mai rimarginata

Bomba atomica (@Shutterstock)
I bombardamenti atomici non causarono solo distruzione istantanea: le conseguenze si sono estese per decenni. Le radiazioni sprigionate provocarono gravi danni alla salute pubblica, con un picco di tumori, leucemie, malattie genetiche e malformazioni congenite. Le strutture sanitarie giapponesi continuano tutt’oggi a registrare patologie correlate all’esposizione nucleare. La devastazione ambientale ha lasciato cicatrici profonde anche sul territorio. Hiroshima e Nagasaki sono diventate, nel tempo, simboli della memoria collettiva e della resistenza civile. Le città hanno ricostruito la propria identità trasformando il dolore in impegno pacifista, ponendosi al centro del dialogo globale sul disarmo.
Hiroshima oggi: memoria e responsabilità collettiva
A ottant’anni da quegli eventi, la minaccia atomica non è relegata al passato. La corsa agli armamenti, iniziata nel secondo dopoguerra e intensificata durante la Guerra Fredda, non si è mai fermata. Oggi, numerose potenze possiedono arsenali nucleari attivi, mentre le tensioni internazionali riportano alla luce scenari di rischio. L’anniversario di Hiroshima invita a riflettere sul potere distruttivo dell’uomo e sulla responsabilità collettiva nel prevenire ogni futuro utilizzo di simili armi. Ricordare non è solo un dovere verso le vittime, ma una necessità per garantire che l’orrore non torni a manifestarsi.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: Wikipedia
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