di Claudio Cassarà
Il 24 marzo 1972 arrivava nelle sale statunitensi uno dei film più importanti ed influenti di sempre: “Il Padrino“. Diretto dal leggendario Francis Ford Coppola, oggi celebreremo l’anniversario del neo-noir per eccellenza, manifesto perfetto della New Hollywood.
La trilogia de “Il Padrino” è universalmente considerata tra le migliori mai realizzate. Il primo film è riuscito a vincere ben tre premi Oscar su dieci nomination: miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore protagonista (che Marlon Brando rifiutò in segno di protesta per la discriminazione nei confronti dei nativi americani). Nel 1998, l’American Film Institute l’ha inserito al terzo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Dieci anni dopo, nella lista aggiornata, la pellicola è salita al secondo posto, venendo battuta solamente da “Quarto Potere“, il capolavoro di Welles. “Il Padrino“, inoltre, ha avuto un grandissimo impatto su tutti i gangster movie venuti dopo.
Francis Ford Coppola: Pilastro della New Hollywood
Prima di parlare de “Il Padrino“, è molto importante capire il contesto in cui è uscito. Durante tutti gli anni ’60, il cinema statunitense ha dovuto affrontare un vero e proprio periodo di crisi. La diffusione della televisione aveva allontanato il principale punto di riferimento della Hollywood “classica”: la famiglia. Ad andare al cinema, durante questo nuovo periodo, sono principalmente i giovani. Per questo motivo, il medium cinematografico ha dovuto necessariamente cambiare. Il puritanesimo della “golden age” si accordava male con i gusti della nuova generazione, e le tematiche trattate dalle pellicole con stampo “classico” risultavano vecchie ed obsolete. Inoltre, Hollywood viene messa in secondo piano dalle produzioni oltreoceano, soprattutto dalla Francia e la sua Nouvelle Vague e l’Italia con gli spaghetti western.
Fortunatamente, nei primi anni ’70, emerge un nuovo gruppo di cineasti in sintonia con le speranze e le ansie dei giovani americani, in bilico tra lo slancio riformista della presidenza di Kennedy e il disastro della guerra in Vietnam. Un altro segno della morte della Hollywood “classica” è la nascita di un secondo punto di produzione rispetto alla California: New York. Tra i moltissimi registi “colpevoli” della creazione della New Hollywood, è importante ricordare Martin Scorsese, Brian De Palma, George Lucas, Steven Spielberg, Michael Cimino e, ovviamente, Francis Ford Coppola. In termini di tematiche, la Nuova Hollywood mette in primo piano argomenti che fino ad allora erano considerati tabù come la solitudine dei giovani (“Taxi Driver“) o la guerra vista senza patriottismo (“Apocalypse Now“). Inoltre, tantissimi generi andati in disuso nel passato vengono rinnovati, come ad esempio la fantascienza (“Guerre Stellari“) o il gangster movie (“Quei Bravi Ragazzi“).
Coppola entra a capofitto nella storia del cinema. Grazie ad “Il Padrino“, il noir (rimasto dormiente per quasi tutta l’età classica) rinasce, dando vita al Neo-noir, una variazione in chiave moderna del genere.
Trama de “Il Padrino”
New York, 1945. Vito Corleone (Marlon Brando), padrino della famiglia Corleone, è diventato il più potente capo-mafia della città. Dopo il matrimonio “alla siciliana” della figlia Connie (Talia Shire), Vito riceve un rappresentate di una famiglia rivale, che gli chiede aiuto finanziario per iniziare un vasto traffico di stupefacenti. Al rifiuto del boss, inizia una sanguinaria guerra tra le cinque fazioni mafiose, fatta di omicidi e minacce verso i principali capi. Al seguito di un attentato mal riuscito a Don Vito, Michael Corleone (Al Pacino) prende in mano l’eredità del padre. Inizia così il passaggio di Michael da un soldato onesto e rispettabile in uno dei capi mafiosi più temibili di tutti i tempi.
Famiglia, lealtà, onore
Sono tantissimi i motivi per cui “Il Padrino” è diventato uno dei film più amati della storia del cinema. In primis, non si può non citare la grandissima prova attoriale di Marlon Brando nei panni di Don Vito Corleone. La sua è una delle interpretazioni più iconiche di sempre. Brando, però, non è l’unico che merita di essere ricordato. Tutto il cast regala allo spettatore ottime performance. Grazie all’incredibile Al Pacino, viene portato in vita uno dei migliori anti-eroi del cinema. Michael è il vero e proprio protagonista della trilogia e la saga si concentra molto su di lui.
L’evoluzione di Michael Corleone è centrale nel successo del film. All’inizio della pellicola, il terzogenito di Vito è l’unico membro della famiglia a non essere coinvolto negli affari criminali. Si guadagna l’ammirazione di tutti per il coraggio dimostrato come soldato, ha una fidanzata che ama e che sogna di sposare e un futuro luminoso davanti a lui. Pur rimanendo lontano dal mondo criminale del padre, Michael tiene molto alla sua famiglia, caratteristica chiave dei Corleone. Dopo l’attentato al Don, torna da loro per vendicarsi dei mafiosi rivali. Da questo momento in poi, il rispettabile soldato è morto: al suo posto è nato un nuovo Michael, intelligente, cauto, astuto ed opportunista. La sua ascesa nella criminalità è brillantemente costruita all’interno della trilogia.
È anche impressionante notare come il fine dietro ad ogni azione di Michael sia legato alla difesa dei Corleone e il loro onore, ma l’amore verso il potere che ottiene, unito alla sua spietatezza, lo portano a diventare un vero e proprio mostro. Arriverà addirittura a sacrificare alcuni componenti della sua famiglia, la sua cara famiglia, al fine di diventare ancora più potente nell’ambito della criminalità.
“Il Padrino”: il film sulle Ombre
Uno dei maggiori contributi de “Il Padrino” nei confronti della New Hollywood e del cinema in generale è l’evoluzione dell’illuminazione. L’incredibile cinematografia di Gordon Willis introduce un terzo protagonista alla pellicola: l’ombra. Il film è specificatamente pensato per essere buio, in contrasto con le tendenze della Hollywood “classica”. L’assenza di una forte luce in tantissime inquadrature è un chiaro elemento simbolico: rappresenta la continua lotta tra bene e male. È possibile notare, in praticamente tutte le sequenze, la mancanza della luce di riempimento (cardine della classicità). Metà faccia dei personaggi è al buio, rappresentazione di come ognuno abbia qualcosa da nascondere.
Tutti questi elementi si possono ritrovare nell’arco narrativo di Michael stesso. All’inizio della pellicola, il suo volto è particolarmente illuminato, visto che è estraneo alle vicende familiari. Dopo che si immischia nella criminalità dei Corleone, la sua faccia scivola ad intermittenza dentro l’oscurità, simbolo del fatto che la sua parte innocente e quella malvagia lottano per il controllo. Solamente durante la parte della pellicola ambientata in Sicilia il suo volto torna ad essere completamente illuminato. Alla fine del film, però, Michael prende definitivamente il posto di Vito come boss più potente della Grande Mela. L’oscurità ed il buio presente nei suoi occhi sono identici a quelli del padre. L’illuminazione è curata alla perfezione anche nel resto della trilogia e riassume alla perfezione l’arco narrativo di Michael Corleone, uno dei migliori protagonisti della storia del cinema.
Questo articolo non è sicuramente necessario per descrivere la grandezza di questa pellicola eterna. Ma vi invitiamo, con questa occasione, a recuperare “Il Padrino” e il resto della trilogia, un vero e proprio capolavoro della storia del cinema.
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