Benvenuti nel nuovo quiz targato NCS. In questo articolo vi parleremo del mondo degli Anime giapponesi. Infine troverete qui le soluzioni al nostro quiz Instagram.
Il termine anime è un neologismo con cui in Giappone indicano prodotti di animazione (anche occidentali) a partire dalla fine degli anni ’70. Mentre in occidente è utilizzato per indicare semplicemente tutti i film e le serie animate provenienti dal paese del Sol Levante. Non solo semplice animazione, perché l’anime è intrattenimento a 360 gradi. Si passa da vari generi, toccando ogni target esistente sul mercato. Dai più piccoli fino ad arrivare al pubblico adulto.
L’animazione giapponese ha origini molto più antiche di quello che si può immaginare. I primi lavori risalgono al periodo Edo, dove alcuni pittori iniziarono a dipingere in modo dettagliato sequenze di movimenti, come ad esempio le danze orientali di Katsushika Hokusai. Ma la vera svolta arrivò nel XX secolo con le prime tecniche di animazione rudimentali. Il progresso tecnologico proveniente dall’Europa, spinse gli artisti nipponici a utilizzare queste nuove tecniche.
Il primo prodotto definito anime è “Katsudo Shashin”, definito anche “Frammento Matsumoto”. Ideato nel 1915 da un autore sconosciuto e mai proiettato, questo corto è il primo esempio di anime della storia giapponese. Ma dal 1917, grazie a Seitarō Kitayama e i vignettisti Oten Shimokawa e Jun’ichi Kōuchi presentarono numerosi filmati animati. Il successo di questo ha dato il via ad un settore molto proficuo, che sfortunatamente è stato colpito da molti terremoti e dalle conseguenze del secondo conflitto mondiale. Infatti a causa di questo, la maggior parte di questi lavori, che vanno dal 1917 al 1945, sono andati perduti del tutto.
Con la fine del conflitto, il settore dell’animazione ha subito una brusca battuta d’arresto. Ma la ripresa arriva grazie alla Toei e al suo “La leggenda del serpente bianco” nel 1958. Il primo lungometraggio anime diretto da Taiji Yabushita, segnò l’inizio della nuova era dell’animazione nipponica. In basso trovate delle immagini prese dal lungometraggio, dove è possibile vedere un grande comparto tecnico e alcuni tratti ormai inconfondibili dei vari anime arrivati fino ad oggi.
A consolidare il mercato dell’animazione giapponese, ci pensò l’adattamento animato dei manga. Il primo ad ottenere successo fu “Astro Boy” di Osamu Tezuka. Ancora oggi un cult, tanto da avere un adattamento animato per il cinema realizzato negli USA, il lavoro di Tezuka fu uno spartiacque decisivo per il settore. Questo ha portato ad adattare manga in forma seriale e a far prosperare di nuovo il settore dell’animazione giapponese.
Dopo il successo ottenuto da “Astro Boy”, sui schermi della televisione arrivò un genere capace di rivoluzionare l’intera animazione nipponica su tutti i fronti. Stiamo parlando del genere Mecha. Esploso negli anni ’70 con le leggendarie opere di Go Nagai come “Goldrake”, “Mazinga” e “Kotestu Jeeg”, per poi arrivare ad un prodotto più maturo come “Mobile Suit Gundam”. Ed è proprio la presenza di Mecha e il trattare temi maturi all’interno della space opera creata da Yoshiyuki Tomino e Hajime Yatate, a portare una rivoluzione e conseguente espansione del settore intero.
Infatti gli anni ’80 aprono la strada a quello che si può definire il periodo d’oro degli anime. Non solo serie, ma iniziò lo sviluppo degli OAV. Acronimo di Original Anime Video, sono lungometraggi animati collegati ai vari prodotti che il pubblico ha visto in TV. Questo portò anche un aumento esponenziale delle vendite di VHS e ad ampliare il mercato in occidente. Ma non solo questo, perché gli anni ’80 ha visto la crescita di alcuni autori, come ad esempio il grandissimo Hayao Miyazaki (parlare della sua carriera meriterebbe un articolo a parte) e di Katsuhiro Ōtomo, regista del capolavoro del 1988 “Akira”.
Il lungometraggio di Ōtomo stravolse completamente il mondo dell’animazione nipponica e non solo. Con una storia matura e delle animazioni ancora oggi di una qualità elevata, “Akira” segna il punto definitivo di evoluzione di un settore completamente differente da quello occidentale. Infatti con l’arrivo degli anni ’90 arrivano numerosi prodotti di successo e di generi differenti. Dal più ben noto “Dragon Ball” fino ad arrivare a “One Piece” (iniziato nel 1999 e ancora oggi in onda). Oltre a questi titoli più noti, troviamo anime iconici ma di nicchia come “Initial D” e prodotti entrati nella storia come “Ghost in The Shell”, “Neon Genesis Evangelion” e “Cowboy Bebop”.
Prima di passare ai giorni nostri, una menzione d’onore va fatta all’anime del 1997 basato sul manga creato dal compianto Kentaro Miura, “Berserk”. Gli anni 2000 segnano la consacrazione dell’animazione nipponica in occidente. Dall’arrivo nel 2006 di “Death Note”, il settore è esploso in occidente tanto da portare a vari e deludenti adattamenti live action delle opere nipponiche. Ma a rendere più eclatante il successo del settore ai giorni nostri, sono i risultati ottenuti da “Demon Slayer” e “L’attacco dei giganti”.
L’esplosivo successo di queste due opere, ha portato nuova linfa al settore portando visibilità anche a prodotti completamente differenti da questi. A testimoniare il successo di queste opere, basti pensare agli incassi ottenuti dal film di “Demon Slayer”. Ad oggi è uno dei migliori incassi della storia del cinema giapponese. Mentre sul fronte “AOT”, basti ricordare il crash di Crunchyroll durante l’esordio della seconda parte della quarta stagione della serie tratta dal manga creato da Hajime Isayama.
Dopo avervi raccontato in breve l’intero settore dell’animazione giapponese, ecco a voi le soluzioni al nostro quiz.
Le risposte esatte al nostro quiz Instagram le trovate qui in grassetto.
Quando è nata l’animazione giapponese?
Qual è il titolo dell’anime che ha rivoluzionato il settore alla fine degli anni ’80?
Cosa indica per i giapponesi il termine “Anime”?
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di Gabriele Di Nuovo
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