di Timothy Cristian Belosi
Siamo entrati nella fase finale dei Mondiali in Qatar e abbiamo subito visto come i calci di rigore abbiano influenzato gli esiti delle partite. La lotteria dagli 11 metri da sempre nasconde numerose insidie e spesso ne fanno spesa i top club. La domanda che spesso viene fatta a riguardo, è quella relativa l’ordine con cui i giocatori dovrebbero tirare i rigori. Analizziamo a fondo la situazione.
Nuovi studi per calcolare l’ordine migliore dei calci di rigore
Uno dei momenti più importanti è sicuramente l’ultimo dei 5 calci di rigore, solitamente quello decisivo. Proprio per questo motivo in certe situazioni gli allenatori decidono di schierare come ultimo tiratore il giocatore più esperto. Come è successo durante il match tra Brasile e Croazia, Neymar Jr era stato indicato come quinto rigorista ma la sorte ha voluto che non potesse calciare il suo rigore. A causa delle incredibili parate di Livakovic la nazionale verdeoro è stata sconfitta per 4-2, senza che la stella del PSG potesse entrare in scena.
Scelta opposta è stata quella di Scolari che ha deciso di far calciare Messi per primo. Tattica che si è poi rivelata vincente dato che l’Albiceleste ha strappato l’accesso alla semifinale. Negli ultimi anni questo argomento è stato fonte di numerosi studi, portati avanti anche dalla London School of Economics grazie al professore Ignacio Palacios-Huerta. Analizzando oltre 200 partite il matematico spagnolo ha decretato come la prima squadra a calciare dal dischetto abbia il 61% di possibilità di vincere la lotteria. Probabilmente influisce particolarmente la pressione che ha il giocatore successivo che sa di non dover commettere alcun errore a seconda dell’esito del rigore precedente.
L’ansia di commettere l’errore fatale
Quando il giocatore si trova a calciare il rigore decisivo ha puntati su di lui tutti gli sguardi di una nazione intera. A seconda della situazione il possibile goal significherebbe la vittoria, ma potrebbe anche essere che l’errore dagli 11 metri condannerebbe la squadra alla sconfitta. Alcuni degli esempi che ricordiamo tutti sono i rigori di Fabio Grosso nel 2006 e di Roberto Baggio nel 1994, entrambi calciati durante una finale mondiale. Il primo ha consegnato agli Azzurri la Coppa del Mondo in Germania, mentre l’errore del Divin Codino ha di fatto spento le speranze di vincere il quarto titolo (va detto che comunque, anche se avesse segnato, il Brasile avrebbe avuto un match point in quello successivo).
Uno studio portato avanti da Geir Jordet, della Norwegian School of Sport Sciences, ha stabilito una netta differenza tra diverse competizioni. Quando viene calciato il rigore decisivo durante un torneo tra nazionali, 92 volte su 100 si realizza il goal. Se si tratta invece di una competizione come la Champions League, i dati calano drasticamente arrivando a segnare il 62% delle volte. Possiamo quindi dedurre che durante i calci di rigore serve tenere conto sia della preparazione dei singoli giocatori che di un pizzico di fortuna che ogni tanto può anche sorridere.
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