Cinema & Serie TV

Il cinema piegato dal Covid: i dati e il rinvio dei film

Il 1 gennaio 2020 usciva al cinema Tolo Tolo, film con Checco Zalone capace di racimolare tra il weekend e la Befana, 1o milioni di euro. In quel periodo, l’incasso complessivo delle sale era di 14 milioni, un dato incredibile se si pensa a quello odierno. Ci ritroviamo infatti, con un totale di 5 milioni durante il fine settimana dell’Epifania e con uno scarto del 63% rispetto allo stesso lasso di tempo di due anni fa. I guadagni pressoché inesistenti portano le distribuzioni a rinviare l’uscita di alcuni titoli a data da destinarsi. Tutto a causa della pandemia ovviamente, e nello specifico, alla proliferazione delle varianti Omicron e Delta.

Cinema: tra posticipazioni e amministratori delegati

A pagarne lo scotto sono pellicole del calibro di Spencer Morbius, mentre a rischio si ritrovano anche Assassinio sul Nilo e Il sesso degli angeli di Leonardo Pieraccioni. Slitta sicuramente Vicini di casa di Paolo CostellaLa difficile situazione in termini produttivi e di collocazione, è stata riassunta da Paolo Del Brocco, AD di Rai Cinema. Queste le sue parole: “Non potevamo immaginare di tornare in un mese a questo livello di pandemia, una doccia fredda. Di conseguenza i ragionamenti sono a breve termine, si va avanti a piccole mosse, spostando i titoli; poi certo dovremo ripensare al futuro e a questi due anni di abitudini cambiate“.

Un’altra considerazione è stata apportata da Mario Lorini, presidente degli esercenti Anec. Ecco cos’ha affermato: “Sono mancati il pubblico adulto e le famiglie. A resistere sono stati quei film che richiamano una platea particolare, i fan del fumetto, quelli del fenomeno Me contro Te, quelli di Pio e Amedeo per Bella Ciao“. Inoltre, il presidente ha inviato una lettera agli esercenti per rincuorarli, ma ha anche dichiarato che si aspetta un aiuto da parte del ministero. Nella fattispecie, sono stati menzionati ristori, proroghe dei decreti e decisioni sulla cosiddetta finestra tra l’uscita in sala e in piattaforma (da 30 giorni, si vorrebbe a 90). Conclude Lorini: “Le sale hanno un senso culturale sociale ed economico, per l’indotto, per la filiera, per tutto quello di prossimità che ci gira intorno“.

Quel che riporta Giampaolo Letta, AD di Medusa, riguarda anche il film dedicato al Tessiragnatele: “Ci siamo trovati dall’oggi al domani in questa situazione. Fino a metà dicembre ancora si sperava in un Natale discreto. Se togliamo il dato del caso Spider-Man, oggi il disastro sarebbe ancora più grande. A farne le spese soprattutto il cinema italiano, noi per primi con il risultato di Supereroi di Paolo Genovese (546mila euro in tutto), che pure aveva aspettato la sala dal precedente lockdown. A questo punto noi freniamo le macchine e sospendiamo il film di Costella“.

Di altro avviso è Massimiliano Orfei, AD di Vision Distribution. Egli afferma: “Non bisogna farsi prendere dal panico, anche se la tentazione di mollare è forte. Noi confermiamo tutte le uscite, a cominciare da America Latina dei D’Innocenzo il 13 gennaio. Se mettessimo tutto in pending far tornare la gente al cinema poi sarebbe un’impresa titanica e non possiamo permettercelo”. 

Riccardo Tozzi, fondatore di Cattleya ed ex presidente Anica, va oltre: “Il pubblico, quando sarà finita questa peste, tornerà al cinema e saremo più o meno sui 100 milioni di biglietti… come l’Italia ha sempre avuto. Quello che cambia è la composizione del pubblico e il sistema complessivo. Siamo viziati dall’abbondanza di film e serie in casa. Saremo chiamati ad uscire ed andare in sala quando sentiremo che c’è l’evento, l’originalità, l’avvenimento che ti ci porta. Per me non è questione di finestre più o meno lunghe, perché tanto sappiamo che prima o poi arrivano, ma di film che ci fanno uscire dalla porta”.

Continua: “È stata la mano di Dio di Sorrentino pare sia andato molto bene al cinema. Io stesso ho trovato sale piene, eppure si vedeva su Netflix. E poi dobbiamo sapere che la sala non è più il punto che determina il valore commerciale e reputazionale di un film, perlomeno non l’unico. Il film di Sergio Rubini sui fratelli De Filippo in sala sarebbe andato male, su Rai1 ha fatto il botto. Il suo valore è certamente alto, ma non è dato dall’esito in sala”.

Le parole dei presidenti e degli amministratori delegati riflettono sulla delicatezza del momento. Ognuno porta la propria idea, cercando di fornire spunti che possano condurre a una soluzione.

E voi che ne pensate? Cosa si può fare per salvare il cinema? Fatecelo sapere attraverso un commento. Intanto v’invitiamo a rimanere sulle pagine di NCI per ulteriori aggiornamenti provenienti dal settore audiovisivo.

Di Gianluca Panarelli

Redazione NCI

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