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Il caso Bergwijn: ha senso preferire il denaro alla nazionale?

di Redazione NCI

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Negli ultimi giorni si è parlato spesso del botta e risposta tra Ronald Koeman, ex difensore e attuale CT dell’olanda, e il nuovo attaccante dell’Al Ittihad Steven Bergwijn. Il rapporto tra i due sembra essersi incrinato e con esso anche la possibilità di rivedere l’olandese in nazionale

L’episodio Bergwijn

Ma cos’è successo esattamente? Facciamo un passo indietro. Il 2 settembre scorso, il cartellino di Bergwijn è stato acquistato dalla squadra saudita per circa 20 milioni, sborsati nelle casse dell’Ajax, con un contratto di 10 milioni l’anno al giocatore. Fin qui nulla di strano se consideriamo le cifre monstre a cui ci ha ormai abituato il campionato arabo, se non fosse che questa scelta non è andata giù al commissario tecnico dell’Olanda.

Bergwjin, che da ormai 6 anni è un punto fermo della propria nazionale, non apparirà più nella lista dei convocati a rappresentare il proprio Paese, proprio per una decisione presa dal tecnico oranje, il quale ha definito la scelta presa come ”inconcepibile” e incoerente a qualsiasi valore sportivo.

Il ventiseienne ha risposto 24 ore dopo dicendo che sì, la sua è stata una scelta dettata dalla volontà di percepire uno stipendio decisamente più cospicuo, ma che ha inciso notevolmente anche la possibilità di condividere lo spogliatoio con campioni come Benzema, Kantè o Fabinho. Insomma secondo Bergwijn la sua è stata una scelta ponderata che non pensava sarebbe potuto costargli tanto, ribadendo che ritiene ancora la nazionale uno dei punti fondamentali della sua carriera, ma che non vi parteciperebbe a priori con Koeman in panchina.

La vicenda si è resa ancor più torbida quando, a seguito dell’ufficialità di Depay al Corinthias, Koeman si è esposto accettando di far comunque partecipare Depay alla lista dei possibili convocati, intimorito forse dal dissenso pubblico che si era manifestato nei suoi confronti a seguito dell’esclusione di Bergwijn, giustificandosi sostenendo che il campionato brasiliano è di livello molto più alto rispetto a quello saudita.

 

È sempre il denaro a vincere?

Il caso Bergwijn è solo uno dei tanti casi in cui un calciatore si trova di fronte ad una scelta di questo tipo. Pensiamo ad esempio a Dybala, il quale sembrava ormai promesso sposo di un altro club arabo, l’Al Qadsiah, che aveva promesso al talento argentino un triennale da 25 milioni a stagione. La joya avrebbe poi deciso a trattativa ormai conclusa di respingere le avance arabe per poter continuare la propria carriera in Europa ma soprattutto per assicurarsi di mantenere un posto nelle gerarchie di Scaloni.

Ovviamente ciò che è accaduto a Bergwijn e il destino a cui stava andando incontro il fantasista della Roma, non è una conseguenza categorica data dalla decisione di approdare nel campionato arabo, ma una scelta soggettiva del singolo allenatore, che a sua discrezione decide se convocare o meno il calciatore, valutando anche l’importanza di esso all’interno del progetto tecnico e quanto una scelta così può essere da “esempio” ai suoi connazionali.

In un epoca in cui i soldi sono sempre più il perno portante di club e nazionali, forse è giusto che i commissari tecnici possano ”punire” le decisioni prese con soluzioni drastiche come queste per tentare nel suo piccolo di limitare il facoltoso progetto saudita.

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