Balena (@Pixabay)
Uno studio innovativo pubblicato sulla rivista Science, ha rivelato che il canto delle balene segue schemi sorprendentemente simili a quelli del linguaggio umano. La ricerca, condotta dall’Università Ebraica di Gerusalemme e supportata da istituzioni come l’Università di St Andrews e l’Institute for Advanced Computational Science, ha analizzato i canti delle megattere registrati per otto anni nell’area della Nuova Caledonia, nel Pacifico sud-occidentale.
Gli scienziati hanno scoperto che queste melodie non sono una semplice sequenza di suoni casuali, ma presentano una struttura ricorrente paragonabile a quella delle lingue umane. I canti sono composti da unità di base che seguono regole linguistiche ben precise. Ad esempio la Legge di Zipf, secondo cui i suoni più frequenti tendono a essere più brevi, e la Legge di abbreviazione di Menzerath. Quest’ultima stabilisce che all’aumentare della lunghezza di una sequenza, la durata dei suoi elementi diminuisce. Queste caratteristiche non solo ottimizzano la comunicazione, ma suggeriscono che le balene abbiano sviluppato un vero e proprio sistema strutturato di espressione.
Uno degli aspetti più affascinanti della scoperta, è che i canti delle balene non sono statici, ma si evolvono nel tempo e vengono tramandati di generazione in generazione, un po’ come avviene per le lingue umane. Questa trasmissione culturale è unica nel mondo animale e potrebbe rappresentare un caso di evoluzione convergente, ovvero lo sviluppo indipendente di caratteristiche simili in specie diverse. Simon Kirby, dell’Università di Edimburgo, ha sottolineato che questi risultati sfidano l’idea che il linguaggio sia una prerogativa esclusiva dell’uomo, come riportato da Ansa.it. L’analisi di altre specie, anche molto distanti da noi dal punto di vista evolutivo, potrebbe quindi offrire nuove prospettive sulla nascita e lo sviluppo della comunicazione complessa.
Nonostante questi progressi, rimane ancora molto da scoprire. Gli studiosi hanno individuato strutture simili a quelle del linguaggio umano, ma non è ancora chiaro se esse abbiano per le balene lo stesso significato e funzione che hanno per noi. Come sottolinea Ellen Garland, co-autrice dello studio, la vera sfida sarà capire se queste strutture siano fondamentali per la comunicazione tra cetacei. Sebbene l’idea di una “traduzione” dei canti delle balene sia ancora lontana, la ricerca dimostra che il confine tra il linguaggio umano e quello animale è più sfumato di quanto si pensasse. Con il supporto di tecnologie sempre più avanzate, in futuro potremmo arrivare a comprendere ancora meglio il modo in cui questi giganti degli oceani comunicano tra loro, aprendo nuove strade nello studio dell’evoluzione del linguaggio.
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