di Francesco Gervasio
Satnam Singh, bracciante indiano di 31 anni, è morto dopo essere stato abbandonato in strada senza un braccio perso in un incidente sul lavoro. Portato d’urgenza all’ospedale San Camillo di Roma, è poi stata dichiarata la morte cerebrale. I carabinieri indagano. Il sindaco di Latina ha espresso cordoglio e annunciato che il Comune si costituirà parte civile.
Bracciante abbandonato senza soccorso
Satnam Singh, un lavoratore indiano di 31 anni, era stato abbandonato in strada a Cisterna di Latina dopo aver perso un braccio in un incidente sul lavoro avvenuto due giorni fa. Nonostante il trasporto d’urgenza in eliambulanza all’ospedale San Camillo di Roma, come riportato da TGCom24, è stata dichiarata la sua morte cerebrale.
I carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Cisterna di Latina e della stazione di Borgo Podgora stanno indagando sulla dinamica dell’incidente. Le cause sono ancora da accertare, ma sembra che il 31enne sia stato agganciato da un macchinario avvolgi plastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli arti inferiori. Dopo l’incidente, è stato abbandonato nei pressi della propria abitazione, mentre il braccio tranciato è stato lasciato in una cassetta per la raccolta degli ortaggi.
Le parole delle autorità
“Provo sgomento per la morte del bracciante vittima di un incidente sul lavoro avvenuto il 17 giugno a Borgo Santa Maria”, ha dichiarato il sindaco di Latina, Matilde Celentano, dopo la notizia del decesso di Satnam Singh. “Il giovane uomo, gravemente ferito, è stato abbandonato in strada anziché soccorso. Di fronte a questa tragica notizia, accolgo la richiesta del Consiglio comunale di costituire il Comune di Latina parte civile nel futuro processo. Questo episodio rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali, della dignità umana e delle norme sulla sicurezza dei lavoratori. Esprimiamo il nostro cordoglio alla famiglia del bracciante deceduto e ci impegniamo a lottare contro il caporalato, una piaga vergognosa”.
“Chi chiederà perdono per Satnam Singh?”, si domanda Bruno Giordano, ex direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro e autore della legge contro il caporalato. “Se sei straniero, irregolare, hai bisogno di un pezzo di pane per sopravvivere, devi lavorare a nero, senza sicurezza, dignità o speranza. E se, mentre raccogli la frutta o mieti il grano per tre euro all’ora a 40 gradi all’ombra, ti strappano un braccio, non chiamano nemmeno un’ambulanza. Ti scaricano da un furgone sul ciglio della strada e buttano il tuo braccio in un campo, e muori dissanguato. Sei in Italia, nel Paese in cui non dobbiamo disturbare chi ha voglia di fare”.
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