di Redazione Network NCI
Un nuovo traguardo nella lotta all’infertilità arriva dai laboratori della Columbia University, dove un team di ricercatori ha sviluppato STAR (Sperm Tracking and Recovery), una piattaforma microfluidica capace di individuare e recuperare i rarissimi spermatozoi vitali nei pazienti che ne producono pochissimi. Il sistema, basato sull’IA, è riuscito a individuare due cellule feconde nel campione di un uomo affetto da una grave forma di criptozoospermia, portando alla prima gravidanza mai ottenuta con questa tecnologia. L’obiettivo di STAR è restituire la possibilità di una paternità biologica a uomini che finora avevano a disposizione solo opzioni chirurgiche invasive o nessuna speranza concreta.
Dalla chirurgia invasiva alla precisione digitale dell’IA

Fino a oggi, l’unica strada per cercare spermatozoi utilizzabili in casi estremi era rappresentata da interventi chirurgici diretti sui testicoli, con rischi di infiammazione e danni vascolari. Le analisi tradizionali, lente e costose, dipendevano quasi totalmente dall’occhio e dall’esperienza dei tecnici di laboratorio. Con STAR, la selezione diventa invece automatizzata e non invasiva: il sistema scansiona milioni di immagini all’ora grazie a un chip microfluidico che guida il fluido seminale attraverso microcanali sottilissimi. L’algoritmo di machine learning riconosce in tempo reale le cellule spermatiche vitali anche nei campioni considerati azoospermici, ossia privi di spermatozoi. Quando il software ne identifica uno, un micro-robot lo isola in pochi millisecondi, permettendo di impiegarlo immediatamente nella fecondazione o di conservarlo per future procedure.
Una nuova speranza per la paternità biologica
Il metodo è stato testato su un paziente che, insieme alla compagna, aveva affrontato vent’anni di tentativi falliti di fecondazione assistita. Analizzando appena 3,5 millilitri di sperma, STAR ha prodotto 2,5 milioni di immagini e individuato due spermatozoi sani: uno di questi ha consentito la creazione di un embrione e l’avvio di una gravidanza oggi in corso. La notizia, pubblicata su The Lancet, segna un passo decisivo nella medicina riproduttiva. I ricercatori stanno ora conducendo studi clinici più ampi per verificare la sicurezza e l’efficacia dell’approccio su un numero maggiore di pazienti. Se i risultati saranno confermati, STAR potrebbe rivoluzionare la diagnosi e il trattamento dell’infertilità maschile, trasformando ciò che un tempo era un percorso di sofferenza e rinunce in una concreta possibilità di vita.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: Focus
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