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IA nel cinema: terrore o salvezza?

L’Intelligenza Artificiale ormai è diventato un argomento trasversale: non esiste un singolo settore del lavoro, o anche solo della società, che non possa essere toccato dall’IA. Naturalmente, sono in molti ad aver percepito la cosa con scetticismo o addirittura con paura. L’IA infatti è sempre stata trattata come un pericolo, a partire dalle storie di fantascienza che cominciavano a trattarla come argomento. Concentrando la nostra visione sul cinema, sono in molti ad avere paura che l’Intelligenza Artificiale possa sostituirsi interamente alle persone che vi lavorano, visti i vantaggi nei costi e nei tempi di produzione. Ma se questa paura fosse malriposta? Se, in realtà, il cinema potesse migliorare grazie all’IA?

Perché l’IA potrebbe salvare Hollywood dalla sua stessa noia

A prima vista, l’idea sembra quasi blasfema. L’IA viene spesso raccontata come la minaccia che spersonalizzerà il lavoro creativo, che sostituirà gli artisti e svuoterà di significato la magia del grande schermo. Ma proviamo a ribaltare la prospettiva. Immaginiamo che le tecnologie di generazione visiva possano realizzare in pochi giorni quello che oggi richiede mesi di lavoro umano nel campo della CGI. Cosa cambierebbe?

La prima conseguenza sarebbe un’accelerazione mostruosa nei tempi di produzione. I blockbuster potrebbero moltiplicarsi, invadendo il mercato come mai prima d’ora. Ed è qui che scatta il paradosso: un’abbondanza simile rischierebbe di stancare presto gli spettatori, saturando l’offerta fino a renderla insipida. Non è difficile pensare a un pubblico che, davanti all’ennesima battaglia digitale tra supereroi, alzi le spalle e chieda qualcosa di diverso.

Ed è proprio in questo “qualcosa di diverso” che si nasconde la speranza. Se l’IA riuscisse a ridurre drasticamente i costi e i tempi di realizzazione degli effetti speciali, le major potrebbero essere costrette a puntare di nuovo sulla sostanza: storie solide, sceneggiature di qualità, personaggi che restano impressi. In altre parole, l’IA potrebbe riportare il cinema a interrogarsi su ciò che davvero conta, al di là della spettacolarità.

È un pensiero controintuitivo: la tecnologia che più di tutte minaccia di livellare l’immaginario collettivo potrebbe invece diventare la leva che costringerà Hollywood a distinguere tra quantità e qualità. Il pubblico non ha bisogno di più film, ma di film migliori. Se gli strumenti di Intelligenza Artificiale renderanno superfluo investire anni e milioni di dollari in scenografie virtuali, allora la differenza la farà la scrittura.

Non si tratta quindi solo di un discorso “industriale”. L’IA, liberando risorse e tempo, potrebbe persino spingere il cinema verso un livello più profondo, anche quando si parla di intrattenimento puro. I film potrebbero tornare a osare, a parlare di temi universali attraverso generi popolari, senza dover giustificare ogni scelta con la necessità di un incasso miliardario. Se la spettacolarità visiva diventasse più accessibile e rapida, allora la sfida non sarebbe più stupire con l’effetto speciale, ma colpire con la sostanza: creare opere capaci di lasciare un segno, di emozionare o di far riflettere. In questo senso, persino i blockbuster potrebbero guadagnare una nuova profondità, trasformandosi da semplici prodotti di consumo a esperienze culturali di lunga durata.

Ed è fondamentale sottolineare un aspetto spesso trascurato nel dibattito: i professionisti della CGI non sparirebbero. Anzi, la loro importanza crescerebbe. Gli animatori 3D e i supervisori degli effetti speciali diventerebbero i registi invisibili dell’IA, coloro che danno le indicazioni, raffinano i dettagli, correggono gli errori. Invece di essere sostituiti, guiderebbero la macchina creativa, trasformandosi in architetti dell’immaginario con strumenti nuovi e più potenti.

Che si tratti di una visione utopica o di una semplice illusione, resta un fatto: l’IA non potrà cancellare il desiderio di emozione che il cinema porta con sé da oltre un secolo. Forse, anzi, accelererà il ritorno a quella centralità della narrazione che troppo spesso è stata sacrificata sull’altare della spettacolarità.

Provocatorio? Certo. Ma se il futuro del cinema passasse davvero dall’Intelligenza Artificiale, potremmo scoprire che il mostro tanto temuto era in realtà un alleato mascherato.

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Articolo di Lorenzo Giorgi

Redazione Network NCI

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