di Lorenzo Peratoner
“AI-Act“: l’impatto di rischio dell’IA e il copyright
Questo è solamente uno dei tanti ambiti toccati da questa legislazione, la quale delinea altresì la portata del rischio rappresentata da un’IA; nel caso di settori strategici quali, tra gli altri, le elezioni, le infrastrutture e l’educazione, i sistemi di intelligenza artificiale sono classificati come ad alto rischio. Questa categoria si traduce in una regolamentazione e sorveglianza molto più stringenti e che devono rispondere a degli standard di qualità e sicurezza, tali per cui, ad esempio, nei casi in cui la decisione di un’IA possa provocare dei danni involontari, si richiede l’intervento di un essere umano.
Gli stessi modelli di IA, che possono essere più o meno complessi, sono differenziati tra quelli ad alto e basso impatto; il criterio fondamentale di discrimine è quello della potenza di calcolo. Maggiore è la potenza, maggiore è l’impatto di quel modello (come GPT) e quindi più stringenti sono la trasparenza e conformità richieste, in particolare riguardo i processo di addestramento e la documentazione tecnica.
L’altro grande ambito di applicazione concerne il copyright, per cui si prevedono degli strumenti volti a rafforzarlo, nel nome di una trasparenza sui contenuti generati da algoritmi; di conseguenza, è obbligatorio riportare sempre quando un contenuto è realizzato da un’IA.
La legislazione per le aziende, i tempi di applicazione e le sanzioni
Un importante capitolo è rivolto anche alle aziende, con delle misure a favore delle PMI, della concorrenza equa tra grandi e piccole imprese, del test libero dell’IA e della progressiva conformazione alle norme dell’AI-Act. Si prevedono, infatti, 24 mesi al massimo per l’implementazione completa, ma solamente 6 mesi in cui si devono proibire, a livello dei singoli Stati, tutti gli usi vietati dall’AI-Act, come ad esempio il riconoscimento biometrico.
L’ultimo elemento importante da considerare riguarda le sanzioni, sulle quali l’UE ha calcato la mano, sottolineando la gravità di un utilizzo improprio dell’IA. Le multe variano ovviamente in base alla serietà delle violazioni; per quelle più lievi si possono raggiungere fino ai 7,5 milioni di euro o l’1,5% del fatturato dell’azienda. Per i casi più gravi, invece, si può salire fino a 35 milioni di euro o il 7% del fatturato che, se si considerano le aziende miliardarie, rappresenta una sanzione molto pesante dal punto di vista economico.
Fonti: Il Post, Matteo Flora
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