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IA, l’UE designa una legge per regolamentarla: è la prima nella storia

di Lorenzo Peratoner

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Giornata storica per l’Unione Europea e per il mondo dell’intelligenza artificiale: il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea, dopo una maratona di oltre 36 ore, sono riusciti a formalizzare una legge, che nel prossimo periodo dovrà essere approvata, sull’uso dell’IA. Si tratta di una misura assolutamente pioneristica, che ambisce a fare scuola in tutto il mondo riguardo la regolamentazione, restrittiva ma sufficientemente larga da permettere l’innovazione, di questa tecnologia che negli ultimi anni è stata protagonista di un boom senza precedenti.

AI-Act“: a cosa serve e quale è il suo fine

Era già da diversi anni che gli europarlamentari propiziavano una discussione in materia, tuttavia, a causa delle continue innovazioni tecnologiche, il dibattito è stato sempre rimandato; ciò nonostante, negli ultimi giorni, dopo delle discussioni molto accese e che minacciavano di bloccarsi dinanzi ad alcuni punti fermi, il compromesso è stato raggiunto, dando vita al cosiddetto “AI-Act“.

All’interno dell’opinione pubblica il tema dell’intelligenza artificiale è portatrice di numerosi dubbi circa l’impiego etico di questa tecnologia, la quale si sta espandendo a macchia d’olio in tutti gli ambiti umani, dalla società, il lavoro, l’economia fino alla creatività. Proprio per questo motivo, l’UE ha deciso di affrontare questa potenziale minaccia, cercando di imbrigliare l’utilizzo e lo sviluppo di questa tecnologia lungo delle reti legali che permettano la salvaguardia dei diritti fondamentali, dello stato di diritto e della democrazia.

Questo forte intervento politico-giuridico, tuttavia, non mira ad imporre dei freni allo sviluppo, bensì cementificano il desiderio di trasformare l’Europa in un luogo pioniere della ricerca in questo campo, sovvenzionando e stimolando la nascita di nuove start-up e lo studio da parte di ricercatori europei.

Se la partita tecnologica è ancora aperta contro altri colossi, in primis gli Stati Uniti, l’Unione Europea ha tuttavia già vinto la battaglia dei diritti, delineando un quadro giuridico unico – per il momento europeo, ma che si proietta su scala globale – che funge da base legale per lo sviluppo etico dell’IA.

Al momento, come riportato da “Il Post“, il testo richiede una supervisione da parte di tecnici specializzati, i quali dovranno formalizzare il testo definitivo e consegnarlo per l’approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio; tuttavia, considerando i lunghi negoziati e il compromesso raggiunto, non dovrebbero esserci particolari sorprese.

Intelligenza Artificiale (@Shutterstock)

Lo scontro tra Parlamento e Consiglio sulle forze dell’ordine

Il quadro legale che è fuoriuscito da queste lunghe discussioni è piuttosto complesso e dettagliato, mirante a regolamentare il numero possibilmente più ampio di impieghi di questa tecnologia. Il terreno di scontro principale tra Parlamento e Consiglio, come efficacemente riassunto dall’imprenditore e docente Matteo Flora, si è focalizzato sull’utilizzo dell’IA da parte delle forze dell’ordine, in particolare sul riconoscimento biometrico in tempo reale mediante le telecamere di sicurezza; se da una parte il Parlamento voleva vietare in toto questa pratica, gli interessi nazionali rappresentati dal Consiglio miravano a delle misure più lasche.

Alla fine, tuttavia, i delegati hanno raggiunto un compromesso; il riconoscimento facciale, infatti, risulta vietato, con tuttavia tre eccezioni: la minaccia di attacco terroristico imminente, la ricerca di vittime di reati gravi e lo svolgimento delle indagini circa crimini molto gravi quali omicidi, sequestri e violenza sessuale. Sempre in questo ambito, l’AI-Act vieta l’uso di sistemi che categorizzano le persone basandosi su caratteristiche sensibili come convinzioni politiche, religiose e razziali, così come l’impiego di immagini trovate online o da delle telecamere a circuito chiuso per realizzare dei database o schedari senza un valido motivo di fondo.

IA: rischio della sorveglianza di massa?

L’altro tema di scontro, legato indissolubilmente a questo, concerne l’utilizzo dell’identificazione biometrica a fini predittivi; come accade nel film “Minority Report“, in cui la Polizia svolge un ruolo di predizione dei criminali. Il Parlamento europeo si è imposto su questa misura, bloccando l’utilizzo dell’IA in questo ambito. Per quanto riguarda i dati relativi ai crimini, l’intelligenza artificiale si può utilizzare solamente su dati anonimi e non per profilare un individuo; in ogni caso, qualsiasi utilizzo di questa tecnologia da parte delle forze dell’ordine deve essere notificato a delle autorità indipendenti e preposte al controllo sul suo impiego.

Il pericolo della sorveglianza di massa, quindi, risulta indebolito nelle sue fondamenta, considerando, inoltre, come sia vietato l’uso di IA per il riconoscimento delle emozioni nei luoghi di lavoro o educativi, oppure il sistema di valutazione del “credito sociale” che manipolerebbe le persone sulla base dei comportamenti o caratteristiche personali.

 

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