di Redazione NCI
La guerra in Ucraina prosegue ormai da 1.126 giorni ma il processo negoziale sembra finalmente prendere forma, seppur tra ostacoli e contraddizioni. A Riad, in Arabia Saudita, si sono svolti incontri tra delegazioni russe, ucraine e americane, con l’obiettivo di stabilire misure concrete per la sicurezza delle infrastrutture energetiche e della navigazione nel Mar Nero. Tuttavia, mentre gli Stati Uniti spingono per un accordo, il Cremlino mantiene una posizione ambigua, lasciando intendere di non avere alcuna urgenza di fermare il conflitto.
L’opinione degli USA
L’amministrazione Trump, che aveva promesso di risolvere la crisi in tempi brevi, ora si trova a fare i conti con la complessità della situazione. Donald Trump ha ribadito di essere l’unico leader in grado di fermare Vladimir Putin, ma i risultati concreti ancora non si vedono. Se da un lato il presidente americano ha convinto Kiev a sedersi al tavolo delle trattative, dall’altro non sembra aver esercitato la stessa pressione su Mosca, che continua a dettare condizioni difficili da accettare per l’Ucraina, come riporta adnkronos. Uno dei punti centrali della discussione è la tregua nel Mar Nero, con la Russia che pone come condizione il ritiro delle sanzioni sulle sue esportazioni agricole. L’accordo, se raggiunto, potrebbe ripristinare la sicurezza della navigazione commerciale e consentire il passaggio di grano e carburante, ma non garantirebbe automaticamente un cessate il fuoco più ampio.
Intanto la guerra continua…
Sul campo la guerra prosegue. L’Ucraina ha utilizzato il suo nuovo missile da crociera Long-Neptune per colpire obiettivi in Crimea, mentre bombardamenti russi hanno causato decine di feriti a Sumy. Zelensky insiste sulla necessità di aumentare la pressione sulla Russia per fermare il conflitto, chiedendo maggiore sostegno dagli alleati occidentali. In questo scenario complesso, la possibilità di una tregua generale prima di Pasqua, ipotizzata da alcuni funzionari americani, sembra ancora lontana. Mosca non ha fatto passi indietro significativi e continua a mantenere posizioni rigide. La vera domanda ora è se Trump deciderà di forzare la mano con Putin o se accetterà un accordo di compromesso, che potrebbe non essere sufficiente per fermare definitivamente la guerra.
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