di Francesco Ferri
Normalmente si può pensare che guardare un film sia un’ottima azione per rilassarsi e distendere la propria mente. Niente di più falso! Infatti, durante la visione di un film, il nostro cervello attiva ben 24 circuiti diversi per poter seguire ogni singola azione che avviene nella pellicola.
I circuiti del cervello
Per poter seguire la presenza delle persone sullo schermo, gli oggetti inanimati, i dialoghi e non ultime le scene d’azione, il cervello attiva 24 circuiti diversi. In particolare, poi, ci sarebbero circuiti che si attivano esclusivamente per seguire le scene più complesse, dove normalmente è richiesto uno sforzo cognitivo ben maggiore. Tutto questo è stato rivelato in uno studio pubblicato sulla rivista Neuron. Questo progetto è stato guidato dal Massachusetts Institute of Technology, che ha mappato per la prima volta che cosa accade al cervello, tramite risonanza magnetica, durante la visione dei film.
La ricerca
I ricercatori sono stati guidati da Reza Rajimehr e hanno analizzato le scansioni del cervello di 176 volontari impegnati a guardare alcune clip di film selezionati. Sono stati quindi applicati algoritmi di intelligenza artificiale per identificare le differenti reti cerebrali coinvolte nelle operazioni di visione delle scene. Durante l’esperimento si è visualizzato che sono coinvolti 24 circuiti associati a specifici aspetti: dal riconoscimento dei volti e del corpo all’interazione tra esseri umani e oggetti; dal riconoscimento dei luoghi e dei punti di riferimento al linguaggio.
Il “Controllo esecutivo”
Quando un film diventa complesso da seguire perché il suo contenuto risulta più spinoso, entrano in gioco le aree del cervello deputate al “controllo esecutivo“. Queste ultime sono quelle che consentono di pianificare azioni specifiche, risolvere problemi e dare priorità ad un’informazione più importante rispetto ad un’altra. “Le aree di controllo esecutivo sono solitamente attive in caso di compiti difficili, quando il carico cognitivo è elevato“. Così ha spiegato Rajimeher, proseguendo: “Sembra che, nelle situazioni in cui è presente una scena dal significato ambiguo, è richiesto uno sforzo cognitivo maggiore e quindi il cervello passa dall’utilizzo di domini di controllo più generale“.
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