di Riccardo Rizzo
È il 26 ottobre del 2004 quando Rockstar Games, due anni dopo l’uscita di Vice City, lancia su suolo americano Grand Theft Auto: San Andreas. Un titolo immenso, che si lascia alle spalle le luci al neon e la nostalgia degli anni Ottanta per catapultare i giocatori nell’ultimo decennio prima del nuovo millennio. GTA: San Andreas, di fatto, racconta gli anni Novanta nello stato di San Andreas, che comprende le tre città di Los Santos, San Fierro e Las Ventures e le relative aree limitrofe.
Con un gameplay e un comparto tecnico rifiniti e corretti rispetto ai primi due capitoli in tre dimensioni, San Andreas rappresenta un importante passo in avanti per la serie, che grazie anche all’introduzione di molte novità riesce a imporsi in tutto il mondo, diventando il gioco più venduto su PlayStation 2 con 27.5 milioni di copie. Ovviamente non sono mancate le polemiche e le discussioni, tra censure e lo scandalo Hot Coffee, ma ancora oggi il gioco è ritenuto da molti come il migliore dell’intera saga targata Rockstar Games.
Da Grove Street alla Strip di Las Venturas
Il protagonista di GTA: San Andreas è Carl Johnson, CJ, rientrato a Los Santos da Liberty City per il funerale della madre. Ciò che si trova davanti però è una città dilaniata dalla corruzione e dalle bande criminali, con Grove Street che è stretta nella morsa dei Ballas e delle gang sudamericane. A non essere cambiati sono i suoi amici di sempre, ormai la sua unica famiglia: Sweet, Big Smoke, Ryder e la sorella Kendl. Il quartiere è in difficoltà, con la polizia che complica ulteriormente la situazione. CJ decide dunque di dare una mano per riportare le famiglie di Grove Street in vetta alle gerarchie della città. È così che inizia l’odissea criminale di Carl.
È nel quartiere di Ganton che il giocatore inizia a muovere i primi passi nell’universo di San Andreas. Le prime missioni lo introducono alla vita in città, che rispetto ai capitoli precedenti si caratterizza di moltissime attività secondarie. I negozi di vestiti, i fast-food, Ammu-Nation, le palestre, i negozi di vestiti, gli appuntamenti con le ragazze e la gestione dei territori delle famiglie di Grove Street: queste sono solo alcune delle tantissime attività opzionali presenti.
Durante l’avventura principale, infatti, Carl si sposterà progressivamente verso San Fierro e Las Venturas, anch’esse tinteggiate dalle dicotomie tipiche degli Stati Uniti di fine anni Novanta, che offriranno nuove opportunità di gameplay e situazioni bizzarre. Tra missioni sopra le righe, personaggi stravaganti e sequenze spettacolari, la storia si CJ racconta gli eccessi e le contraddizioni della società americana, il tutto in un’esperienza fortemente cinematografica, soprattutto per il 2004. Nonostante il focus sulla narrazione, comunque, Grand Theft Auto: San Andreas non si dimentica di essere innanzitutto un videogioco, presentando molte novità sotto il profilo ludico.
GTA: San Andreas, un sandbox senza precedenti
Oltre all’incredibile storia personale di Carl Johnson, ciò che ha fatto innamorare milioni di giocatori è il gameplay di GTA: San Andreas. Rispetto al terzo capitolo e a Vice City i sistemi di movimento e di mira sono stati migliorati e perfezionati. I movimenti sono più rifiniti, le fasi di guida sono più fluide e lo shooting è più preciso. Per l’epoca, il gioco Rockstar si fa giocare divinamente. Invero, San Andreas è invecchiato anche piuttosto bene, soprattutto per quanto concerne la guida e l’esplorazione.
Oggi il sistema di puntamento può risultare piuttosto macchinoso, ma con un po’ di pratica risulta comunque godibile. A essere immortali sono invece le atmosfere e la profondità delle meccaniche di gioco. I tramonti di Los Santos e le luci al neon dei casinò di Las Venturas sono ancora incredibilmente affascinanti, mentre alcune dinamiche ludiche sono rimaste insuperate dalle successive produzioni Rockstar e non solo.
Il gameplay di Grand Thef Auto: San Andreas presenta infatti alcuni tratti quasi ruolistici, che rendono l’esperienza di gioco molto più profonda e immersiva. Andando in palestra CJ aumenta la sua massa muscolare, mentre se mangia troppo nei vari fast-food rischia di mettere su peso. Comprando dei vestiti nei negozi di lusso e guidando macchine sportive aumenta il suo sex-appeal, correndo e nuotando aumenta invece le statistiche di stamina e di apnea. Utilizzando determiante armi migliora nella mira e nella loro efficacia, e lo stesso avviene con la guida, dalle moto alle auto arrivando fino alle barche e agli aereoplani.
Un videogioco eterno
Sono questi, in definitiva, i motivi per cui ancora oggi, a distanza di vent’anni, molti giocatori ricordano con piacere le ore passate in compagnia di Carl. Dalle scorribande con i compagni di Grove Street alle corse clandestine con Cesar; passando per le rapine con Catalina, le varie scuole di guida, gli inseguimenti del treno e i vari tradimenti e colpi di scena che caratterizzano la storia principale, il tutto condito da un’eccellente colonna sonora e da un comparto tecnico e artistico di prima categoria: sono questi elementi che, uniti a una libertà pressoché totale, hanno reso eterno GTA: San Andreas.
E voi, che ricordi avete con l’odissea criminale di CJ? Avete mai giocato a Grand Theft Auto: San Andreas? Qual è il vostro episodio preferito della saga targata Rockstar Games? Fatecelo sapere sulla nostra pagina Instagram! E non dimenticate di continuare a seguirci qui sulle pagine di Nasce, Cresce, Respawna per rimanere sempre aggiornati su tutto il mondo del gaming. Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche:
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