di Simone De Mattia
Può una Serie Tv comunicare ancora qualcosa dopo diciassette anni di messa in onda? I casi sono molti, fra serie animate e non, fra serie datate e relativamente recenti: ad esempio “Law & Order” ha visto la sua prima messa in onda nel 1990, South Park nel 1997, ma una delle serie più longeve ancora in corso è “I Simpson” che è andata in onda per la prima volta nel 1989. “Grey’s Anatomy” è iniziata nel 2005 ed è attualmente composta da 18 stagioni.
Di serie sulla medicina, più o meno longeve, ce ne sono un gran numero: “New Amsterdam”, “The Resident” o “The good doctor”. Queste tre sono ancora in corso, perciò ne prendiamo in esempio due già concluse.
“E.R.” che ha visto il suo ultimo episodio solo con la quindicesima stagione. Eppure stiamo parlando della serie più famosa nel genere, che ha saputo mantenere elevata la qualità bilanciando perfettamente casi clinici e rapporti fra i protagonisti. La seconda invece è “Dr. House“, chiusa con l’ottava stagione. Questa serie ha avuto molto da dire e quando tutto è stato detto, la produzione ha preferito chiudere piuttosto che portare avanti all’infinito un prodotto per spremerlo il più possibile.
Quindi in cosa sbaglia “Grey’s Anatomy“? Ne parliamo proprio in questo approfondimento.
Ha senso tirarla così tanto per le lunghe?
“Grey’s Anatomy” è iniziata raccontando i primi passi fatti in ospedale di una neolaureata Meredith Grey (Ellen Pompeo) al Seattle Grace Hospital come tirocinante. Qui conosce altri colleghi con cui fare squadra, superare i lunghi turni e sopravvivere a quella che sembra l’insormontabile montagna del tirocinio.
All’inizio la serie trasmetteva fatica, la volontà dei giovani tirocinanti di diventare medici. C’era tanto da imparare e tante situazioni da affrontare, con un contorno di storie romantiche. Come ogni cosa, portare avanti un prodotto per un numero così elevato di stagioni, di cui ancora non si vede la fine, con un numero altrettanto elevato di storie è rischioso.
Con il tempo i casi medici, oltre a diventare via via più scontanti o eccessivamente assurdi, hanno iniziato a diminuire per lasciare spazio alle storie d’amore intrecciando rapporti fra i numerosi protagonisti. Non si può dire che abbiano sostituito del tutto la medicina, perché si perderebbe definitivamente il senso della serie, ma l’ago della bilancia non punta a suo favore.
“Grey’s Anatomy” ha ancora un pubblico di affezionati, anche se tanti di questi stanno pian piano abbandonando la serie in quanto si ritrovano davanti a scenari troppo simili fra loro. Ecco perché la produzione avrebbe fatto più bella figura a chiudere prima di scadere nel banale e nell’eccesso. Perché se da un lato le storie d’amore stanno quasi sostituendo la medicina, dall’altro ci sono dei momenti in cui si prova a riportare la narrazione sui casi clinici in maniera surreale. Quando si fa questo tentativo, lo si fa col botto, a volte in tutti i sensi, creando scenari surreali come maxi incidenti, voragini in mezzo alla strada o un leone a spasso per la città: un po’ troppo eclatante per essere credibile
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