Elon Musk (Youtube: @TED)
Brad Smith è la terza persona al mondo a sottoporsi all’impianto cerebrale del chip di Neuralink, la prima affetta da Sla e a non essere in grado di parlare. I primi risultati sono stati positivi.
L’uomo, un padre di famiglia di cinquant’anni dell’Arizona, convive dal 2020 con una diagnosi di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia neurodegenerativa progressiva che porta all’incapacità di controllare i muscoli in modo irreversibile e che lo rende incapace di muoversi (per poter respirare è costretto a un respiratore) e di parlare. Prima di sottoporsi all’operazione, Brad Smith comunicava attraverso un puntatore oculare, ma il dispositivo offriva capacità limitate e poteva essere utilizzato solo in ambienti bui per rendere leggibile il movimento degli occhi.
Per questo motivo, Brad Smith si è sottoposto all’impianto del chip cerebrale di Neuralink, una neurotecnologia sviluppata da Elon Musk, un’interfaccia cervello computer (BCI) grande quanto una moneta e che attraverso più di mille elettrodi legge l’attività dei neuroni comunicandola poi al computer via bluetooth, grazie alla quale Smith riesce a controllare il cursore del suo MacBook Pro con il pensiero. Inizialmente Smith immaginava di muovere la mano per spostare il cursore, ma ha poi scoperto che era più efficace pensare di muovere la lingua per controllare il mouse e stringere la mascella per cliccare.
Attraverso la tecnologia di Neuralink, Brad Smith è riuscito a registrare un video su Youtube, con la sua voce doppiata dall’intelligenza artificiale, attraverso una serie di audio che erano stati registrati prima della diagnosi.
La tecnologia di Neuralink può rivoluzionare non solo il campo medico, aiutando pazienti come Brad Smith, ma anche l’ambito sociale e culturale: la rete, se accessibile in modo permanente, consentirebbe di accedere immediatamente e continuamente alla conoscenza, e di aumentare la memoria salvando e riproducendo ricordi all’interno di un Cloud.
Neuralink è una tecnologia che potenzialmente può accelerare l’apprendimento e consentire a persone con disabilità, come Brad Smith, di comunicare nuovamente con l’esterno e recuperare la percezione sensoriale. La connessione uomo-macchina consente inoltre di ridurre i tempi operativi collegandosi direttamente a sistemi complessi, mantenendo un accesso costante a internet e ad altri dispositivi.
Questo tipo di tecnologia presenta però una serie di potenziali problematiche da non trascurare, come ad esempio il rischio che il chip impiantato causi infezioni post-operatorie e danneggi i tessuti cerebrali. Da un punto di vista politico, poi, governi autoritari o aziende interessate a raccogliere i dati personali potrebbero usare questa tecnologia per influenzare, o addirittura controllare, la popolazione; inoltre, non esiste alcuna garanzia che protegga i dati raccolti.
Essendo questo tipo di tecnologia ancora sperimentale, però, non si conoscono gli effetti a lungo termine da un punto di vista fisico, psicologico e neurologico. Un attaccamento costante alla rete potrebbe infatti portare ad un aumento di dipendenza dalla tecnologia, isolamento e alienazione.
Per il momento, comunque, è difficile conoscere effettivamente i costi e i benefici di questo chip, poiché si tratta di una tecnologia ancora sperimentale ed estremamente costosa e, pertanto, inaccessibile alla maggioranza della popolazione. Possiamo solo aspettare nuovi sviluppi.
Scritto da: Gaia Cobelli
Fonti: tgcom24, Il Sole 24 Ore
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