Gaming

Gomorra è violenta, ma i videogiochi sono peggio? Non proprio

Durante una recente intervista, Marco D’Amore ha difeso la serie tv in cui ha recitato, Gomorra, dalle accuse di essere troppo violenta e di esaltare la figura del criminale, ma lo ha fatto nel modo sbagliato. Infatti l’attore ha paragonato la serie ai videogiochi, dicendo che quest’ultimi sono molto peggio.

Sparare sui videogiochi va di moda in Italia

Quante volte noi videogiocatori italiani abbiamo sentito frasi del tipo: “I videogiochi rendono violenti” oppure “I videogiochi fanno diventare criminali” o mille altre fesserie simili? Tante. Nella nostra cara Italia si fa ancora fatica ad accettare che il mondo videoludico sia una branca d’intrattenimento allo stesso livello di cinema o musica. Una vera e propria, soprattutto in alcuni casi, forma d’arte. Accusare i videogiochi di essere la fonte di ogni male significa essere veramente male informati.

Marco D’Amore ha fatto qualcosa di simile. L’attore, cercando di difendere la propria serie, si è lanciato in una dichiarazione poco ponderata che avrà fatto rabbrividire ogni videogiocatore nel raggio di qualche chilometro. Ecco le sue parole.

Mi sembra davvero immorale accusare Gomorra di provocare emulazione quando basterebbe conoscere i videogiochi con i quali passano il tempo i ragazzi: videogiochi che raccontano solo di futuri distopici in cui devono ammazzare, sventrare e violentare, e si esaltano di questo. Altro è parlare di fascinazione narrativa. Io sono cresciuto idolatrando i miti della letteratura efferata ma non è che sono diventato un omicida, perché alle spalle avevo un certo contesto familiare e sociale

Cosa ha sbagliato?

L’attore ha detto svariate cose errate, la prima in assoluto è questa: “raccontano solo di futuri distopici in cui devono ammazzare, sventrare e violentare”. No, non è così. Il mondo dei videogiochi è enorme, di conseguenza ne esistono di tutti i tipi. Si passa da videogiochi violenti come GTA 5 ad altri che non potrebbero essere più pacifici, come Animal Crossing. Proprio come esistono film d’amore e film d’azione.

Inoltre  i videogiochi in cui si può “ammazzare e sventrare”, o qualsiasi altro prodotto d’intrattenimento di questo tipo, non incitano in alcun modo all’emulazione. Possiamo affermare che nessuno sia diventato un gangster per colpa di GTA 5 o di Gomorra. Se una persona diventa un criminale i motivi possono essere svariati, ma di sicuro non per qualche film o videogioco. Le cause possono essere povertà, traumi, debiti, problemi psicologici, tutte molto più gravi e significative di un’ora al giorno passata a giocare.

Oltre a questo il prodotto può usare la violenza per raccontare una storia che trasmetta grandi valori e messaggi, un esempio può essere Red Dead Redemption 2 (e sì, anche i videogiochi possiedono la “fascinazione narrativa, spesso più di molti film o serie”) o di The Last of Us. Era questo che Marco D’Amore avrebbe dovuto dire, invece che screditare i videogiochi senza effettivamente difendere la sua opera, senza avere la conoscenza adatta per trattare l’argomento. Comunque sia, anche un prodotto che mostra violenza fine a sé stessa non è da demonizzare.

I benefici dei videogiochi

Non solo abbiamo capito che i videogiochi non fanno male, ma secondo molti studi fatti nel corso degli anni, fanno addirittura bene! I benefici sono molti, ma se ne parla poco nelle grandi testate. I tanto odiati giochi migliorano la coordinazione, la memoria, la capacità di problem solving, l’attenzione, la concentrazione, la reattività, le capacità di multitasking e molto altro. Ovviamente però l’abuso dei videogame, come con qualsiasi altra cosa, non è salutare.

Speriamo un giorno che questi benefici vengano riconosciuti da tutti e che la stampa smetta di demonizzare i videogiochi. Speriamo anche che questo articolo arrivi agli occhi di Marco D’Amore e che magari possa fargli cambiare idea.  Per altre notizie e riflessioni sul mondo videoludico continuate a seguire NCR!

di Fabio Danei

 

Redazione NCI

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