© LANNINO & NACCARI / STUDIO CAMERA
Il boss Giovanni Brusca è tornato libero, dopo aver scontato 25 anni di prigione. Fu lui ad azionare il telecomando della strage di Capaci, in cui persa la vita Giovanni Falcone. Dovrà continuare a vivere lontano dalla Sicilia e sotto falsa identità.
Il boss è tornato in liberà quando a fine maggio sono scaduti gli ultimi 4 anni di libertà vigilata, in tutto ha scontato una sentenza di 25 anni. Fu l’uomo che azionò il telecomando nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Giovanni Brusca, dopo l’arresto decise di diventare un collaboratore di giustizia. Ora dovrà continuare a vivere lontano dalla Sicilia, sotto falsa identità come membro del programma testimoni. Subito è arrivato il commento di Maria Falcone: “Dolore e amarezza, ma è la legge di mio fratello Giovanni”.
Le polemiche hanno accompagnato tutta la vicenda, da quando fu presa la decisione di concedere a Giovanni Brusca la libertà vigilata. Come riportato da TGcom24, Maria Falcone si è espressa sulla vicenda.
“Come cittadina e come sorella, non posso nascondere il dolore e la profonda amarezza che questo momento inevitabilmente riapre. Ma come donna delle Istituzioni sento anche il dovere di affermare con forza che questa è la legge. Una legge, quella sui collaboratori di giustizia, voluta da Giovanni, e ritenuta indispensabile per scardinare le organizzazioni mafiose dall’interno”.
Anche Giovanni Costanza, autista del giudice Falcone e sopravvissuto alla strage di Capaci, si è espresso sulla vicenda.
“Queste persone che hanno ucciso anche bambini non dovrebbero uscire più di prigione. Sono molto amareggiato. Essere scarcerati dopo 25 anni e magari con qualche vitalizio. È un premio? Dovrebbero uscire dalla tomba anche Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro Rocco Dicillo. E invece adesso Brusca ce l’abbiamo in giro. Viva l’Italia. Ecco, adesso festeggiamo la liberazione”.
“È vero, la legge va applicata – ha aggiunto Costanza – ma io su questo è meglio che non mi pronuncio. Ribadisco che quando ci sono stragi con tante persone uccise, ci dovrebbero essere giudici più consapevoli. Perché non è corretto che lui sia un uomo libero. Brusca ha scontato 25 anni di detenzione ma chi è morto non torna più in vita”.
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Articolo a cura di Enrico Roca
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