Il Giappone è uno dei Paesi più avanzati del mondo nel campo della sperimentazione biomedica e continua a difendere il suo primato. Questa volta si parla di medicina dentale, un settore che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, ma che guarda comunque al futuro. Un team di ricercatori nipponici sta infatti sviluppando un farmaco capace di stimolare la ricrescita dei denti nei soggetti che, principalmente per motivi genetici, non hanno una struttura orale completa.
La Terra del Sol Levante, e la città di Osaka per la precisione, è il teatro dove Katsu Takahashi e la sua équipe di ricerca stanno lavorando al farmaco. Il dottor Takahashi lavora presso il centro di ricerca medica Kitano Hospital di Osaka e, stando alle sue dichiarazioni alla stampa giapponese, lo sviluppo di questa medicina era nei suoi piani già dai tempi del dottorato.
Takahashi si è laureato all’Università di medicina di Kyoto e qui è diventato docente, salvo continuare parallelamente la sua carriera da ricercatore. I primi risultati del lavoro suo e della sua squadra si sono visti già nel 2021, mentre oggi si è passati alla sperimentazione animale, raggiungendo traguardi molto promettenti.
Secondo le stime, l’anodontia è una malattia congenita che colpisce l’1% circa della popolazione e impedisce la crescita corretta delle arcate dentali. Il medicinale in via di sviluppo lavora tramite degli anticorpi che, agendo con i geni responsabili, stimolano la produzione dei denti. Entrando nello specifico, ad essere colpito è il gene USAG-1, la cui soppressione attiva al massimo le proteine morfogenetiche dei denti (BMP) e le vie di segnalazione di WMT.
BMP e WMT sono i fattori responsabili della crescita delle ossa, e dei denti nel caso specifico, permettendo quindi ai soggetti colpiti da anodontia di sviluppare tutti e 32 i denti. Per ora il farmaco è in via di sperimentazione sulle cavie da laboratorio e sui furetti, ma i dati raccolti sono sorprendenti. Basti pensare che, nei topi, è stata necessaria una sola somministrazione per far ricrescere un intero dente.
Per chi di voi volesse avere una spiegazione ancora più tecnica e dettagliata del medicinale, qui c’è il link per l’articolo sul sito dell’Università di Kyoto.
L’idea del dottor Takahashi è quella di passare entro il prossimo anno alla sperimentazione su cani e maiali, per poi arrivare a quella sull’uomo intorno al 2030. Se la ricerca dovesse andare a buon fine, si tratterebbe di un successo incredibile per tutte le persone affette da malattie genetiche delle arcate dentali e, forse, in futuro anche per chi ha semplici problemi di carie o infezioni.
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