di Giulia Rutigliano
Si conclude oggi con l’ottavo episodio la tanto attesa “Gen V“. Lo spin-off di “The Boys“, che aveva preoccupato i fan come spesso succede in queste situazioni, si dimostra invece più che in grado di stupire (piacevolmente). “Gen V“, per chi non lo sapesse, nasce dall’arco narrativo intitolato “We Gotta Go Now“, sempre appartenente alla serie dei fumetti di “The Boys“. Ma non perdiamo altro tempo e procediamo con la nostra recensione!
Gen Z ma con i superpoteri
“The Boys” ci aveva lasciato con il fiato sospeso alla fine della terza stagione. Purtroppo la quarta stagione ha subito parecchi ritardi causa pandemia e scioperi vari. Prime Video tuttavia ci viene incontro e ci regala “Gen V“. La serie ci catapulta nel mondo dei giovani supereroi e si colloca esattamente dopo gli eventi conclusivi dell’ultima stagione di “The Boys“. Lo fa attraverso gli occhi della protagonista Marie Moreau (Jaz Sinclair), la quale a seguito di un’infanzia non proprio facile riesce, quasi per miracolo, ad entrare nella più prestigiosa università per giovani dotati di superpoteri: la Godolkin University. Il suo obiettivo? Quello di essere la prima supereroina nera ad entrare nei Sette. Tuttavia proprio questa ambizione sarà frutto di non poche problematiche su cosa sia giusto e sbagliato. Non bisogna poi dimenticare che ora tutti sono a conoscenza del fatto che i propri superpoteri non sono un dono del cielo, ma frutto di un esperimento condotto proprio dalla Vought su dei neonati. Questo non facilita certo quel processo, già faticoso, rappresentato dal diventare adulti.
Godolkin University: la fabbrica dei “supes”
Anche in “Gen V” abbiamo a che fare parecchio con mamma Vought. Capiamo da subito che la multinazionale dei supereroi utilizza la “God U” come fonte inesauribile di supereroi da plasmare a proprio piacimento. La nostra protagonista vede dunque sfumare tutti i suoi ideali sui supereroi. Per fortuna non è da sola ad affrontare questo periodo difficile, in quanto fa subito amicizia con la sua compagna di stanza Emma (Lizzie Broadway), e per una coincidenza riesce anche ad entrare in confidenza con il gruppo dei ragazzi più popolari. Tra questi, troviamo i quattro supereroi che formano la punta di diamante della scuola, ossia una vera e propria classifica che mostra chi sarà il prossimo ad entrare nei Sette quando ci sarà bisogno. In questo caso si tratta di Luke (Patrick Schwarzenegger), alias Golden Boy. Bello, biondo e forte, che ci ricorda un pochino la figura di Patriota. Anche qui, in pieno stile “The Boys“, capiamo che non è tutto oro quel che luccica, e a volte sono proprio i più forti a nascondere i segreti più grandi.
Coming of age
La serie non si risparmia sul mostrarci tutte le delusioni che arrivano con il raggiungimento della maggiore età. I sogni infranti, i nostri idoli che si rivelano delle persone orribili, gli scontri con i problemi razziali, la crudeltà di internet e dei social. Una di queste ci viene presentata sotto forma di un supereroe che può cambiare sesso, ovvero Jordan Li (London Thor/Derek Luh), che si ritrova a fare i conti con l’identità di genere e dei genitori che non accettano per niente questo aspetto. Piacevolmente, questo tema è stato affrontato nella giusta maniera, cosa che ha fatto contenti molti dei fan della serie. Non delude anche la schiera di adulti che si dimostra ancora una volta capace di mentire e manipolare chiunque si trovi sul proprio cammino, prima fra tutti la preside della scuola, la “normale” Indira Shetty (Shelley Conn).
Conclusioni
“Gen V “è uno spin-off più che riuscito a nostro parere. Ci riporta nell’universo di “The Boys“, ma non risulta assolutamente una copia della serie. Approfondisce e aggiunge elementi a quel mondo che tanto ci appassiona, dal punto di vista delle nuove generazioni di supereroi. Troviamo quindi sempre una critica della società, ma con tutto quello che comporta la giovane età nell’epoca dei social. Tranquilli, solo perché parliamo di giovani, non significa che manchi tutto lo splatter che ci ha fatto innamorare di “The Boys“. Tornando alle cose serie, dal punto di vista tecnico e narrativo, questo spin-off non ha nulla da che invidiare alla serie da cui deriva. La CGI è ben dosata e ci regala scene di nudo demenziali, ma anche buone scene di combattimento con annessi spargimenti di sangue. Possiamo dunque dire che la creatura di Craig Rosenberg, Evan Goldberg ed Eric Kripke viene promossa a pieni voti. L’unica considerazione che possiamo fare riguarda la durata della serie, che potrebbe risultare un po’ corta. Tuttavia l’ultimo episodio ci lascia su un cliffhanger non indifferente, il che spiana la strada alla seconda stagione che ricordiamo è stata da poco confermata.
Non ci resta dunque che consigliarvi la visione, soprattutto se avete apprezzato “The Boys“. Trovate tutte le informazioni sulla terza stagione della serie sul nostro sito Nasce, Cresce, Streamma. Se poi non volete perdervi ulteriori aggiornamenti, seguiteci sulla nostra pagina Instagram.
Pro
- Trama convincente e non scontata;
- Personaggi ben sviluppati;
- Cast azzeccato;
- CGI di livello.
Contro
- Numero di episodi un po’ basso, ma che comunque lascia ampio spazio alla seconda stagione.
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