Da circa un mese, in Francia, è nato l’hashtag #MeTooGarçons (Garçons vuol dire ragazzi), con il quale gli uomini raccontano online le violenze sessuali che hanno subito durante la loro vita. Il diffusore dell’hashtag è l’attore Aurélien Wiik, che ha generato così un movimento sostenuto anche da gruppi femministi. In questo modo infatti si è creata un’occasione per mettere in discussione alcuni luoghi comuni sulla virilità e sulla sessualità maschile.
Aurelién Wiik il 22 febbraio ha postato su una storia su Instagram, dove ha raccontato di essere stato vittima di abusi da parte del suo agente e del suo entourage quando aveva 11 anni. Non solo da parte di uomini ma anche da una donna che lo ha drogato per molestarlo. Nella storia Instagram, l’attore ha invitato tutti, a prescindere dal genere, a denunciare gli abusi, proprio come lui fece a 16 anni col suo agente, che lo ha aggredito sessualmente per molti anni.
Grazie a questa storia di Wiik, molti uomini, alcuni anche famosi come il deputato Andy Kerbrat di La France Insoumise, hanno cominciato a raccontare online gli abusi subiti usando l’hashtag #MeTooGarçons.
Come sottolinea la sociologa Lucie Wicky nel quotidiano Libération, gli uomini rimangono comunque meno esposti al pericolo della violenza sessuale. Infatti come dimostra l’indagine “VIRAGE” (Violencese et rapports de genre), fatta nel 2015 dall’Istituto nazionale francese di studi demografici (INED), gli uomini che hanno dichiarato di essere stati vittime di uno stupro sono 2700, mentre le donne sono 62mila. Inoltre gli stupri commessi contro gli uomini avvengono generalmente prima dei 18 anni. Infatti il movimento usa il termine “garçons” e non “hommes” (uomini).
Per quanto centinaia di uomini abbiano raccontato online la loro esperienza, ancora molti sono inibiti a farlo soprattutto per le reazioni sotto le testimonianze. Infatti ci sono molte persone che hanno scritto messaggi maschilisti e omofobi, accusando le vittime di stupro di volersi mettere in mostra o di non essere abbastanza maschi per difendersi.
La sociologa Christelle Hamel ha spiegato il perché di questa reazione:
“Questa stigmatizzazione è vissuta da tutte le vittime, indipendentemente dal loro sesso, anche se le argomentazioni avanzate a riguardo sono diverse. Infatti i processi che mirano a mettere a tacere le vittime sono estremamente forti, e non sorprende affatto che le vittime di sesso maschile che iniziano a testimoniare pubblicamente ricevano lo stesso trattamento delle donne che denunciano la violenza”.
Inoltre spesso gli uomini non vengono creduti dai familiari e dalle forze dell’ordine. Le uniche persone che non minimizzano il dolore, secondo quanto dicono i maschi che hanno usato l’hashtag, sono le donne. Infatti molti movimenti femministi hanno sostenuto l’hashtag #MeTooGarçons. Molte giornaliste femministe hanno ribadito che non solo le donne sono colpite dal patriarcato, ma anche gli uomini. Per questo motivo il movimento del #MeTooGarçons potrebbe incoraggiare molti uomini a combattere il sistema patriarcale dall’interno.
Infatti l’hashtag potrebbe rappresentare l’occasione per parlare di alcuni luoghi comuni della sessualità maschile. Come per esempio che l’uomo sia sempre disponibile al sesso. #MeeTooGarçons si oppone così a un’intera tradizione di maschilismo, che consiste nel vantarsi di avere rapporti sessuali in grande quantità per affermare il proprio potere.
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