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Fontana di Trevi: uomo condannato al carcere per aver rubato un euro

di Lorenzo Peratoner

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Una delle meraviglie più famose della Città Eterna è la Fontana di Trevi, che dal 1762 è una meta obbligata per i milioni di turisti che ogni anno si recano nella Capitale. Tale monumento, tuttavia, non è celebre solamente per la sua magnificenza, ma anche per la nota usanza scaramantica di lanciare una moneta al suo interno, come simbolo di buon auspicio. Tale rito ogni anno genera un introito non indifferente, che viene principalmente donato alla Caritas diocesana. Nonostante questo, nel 2011 un uomo ha deciso che parte di quel denaro doveva diventare suo, dando origine a un lungo processo conclusosi solamente di recente, come rivelato anche da tgcom24.

Furto alla Fontana di Trevi: l’origine della vicenda

La sera del 16 giugno del 2011, sotto gli sguardi stupefatti di turisti e vigili, un 64enne ha utilizzato un’asta telescopica con installata una calamita per attrarre e catturare quante più monete possibili dalla fontana di Trevi. Non appena la polizia ha notato che l’uomo aveva rubato una moneta da un euro, è immediatamente intervenuta per porre fine a quella sessione di “pesca”, sequestrando i pochi spiccioli recuperati e l’asta. Sebbene colto in flagrante, l’anziano si aspettava una semplice sgridata, al massimo una multa per l’atto compiuto. Tuttavia la vicenda ha preso una piega inaspettata.

La condanna e l’appello in secondo grado

L’uomo è stato denunciato per furto aggravato, con l’accusa che recitava: “al fine di trarre profitto, si impossessava di una moneta presente all’interno della Fontana di Trevi, di proprietà del comune di Roma“. Il colpevole, stupito di dover sostenere un processo per un’accusa del genere, si è rifiutato di firmare il verbale come segno di protesta. Durante il processo l’avvocato difensore ha insistito per una completa assoluzione, data la lieve entità del furto commesso; tuttavia il giudice ha optato ugualmente per una condanna di primo grado a ben due mesi e venti giorni di carcere.

La vicenda sembrava quindi essersi conclusa ai danni del “pescatore” di monete. Tuttavia il difensore, considerando tale pena assolutamente sproporzionata, è ricorso in appello, con un’udienza fissata ben undici anni dopo, nell’aprile 2022. Il processo di secondo grado ha ribaltato il giudizio, essendo “decorso il termine della prescrizione“, come affermato dal giudice. Si è chiuso così un caso giudiziario lungo più di un decennio, il tutto per una sola moneta.

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