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Final Fantasy XVI: 30 ore di fuoco del capolavoro Square Enix

di Redazione NCI

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Attenzione: questo articolo è frutto delle prime 30 ore di gioco, e quindi non rispecchia necessariamente la totalità del gioco e delle sue sfaccettature. I Final Fantasy sono conosciuti anche e soprattutto per i loro lunghi prologhi, e questo è un fattore da non sottovalutare. Godetevi le nostre prime impressioni!

Final Fantasy XVI è stato rilasciato poco meno di una settimana fa, ma la redazione NCR non ha assolutamente perso tempo nel tuffarsi in uno dei capitoli più attesi della saga. Dopotutto, erano ormai anni che un capitolo mainline non stupiva o faceva parlare di sé in maniera così positiva: l’ultimo capitolo recepito in questi toni da pubblico e critica è infatti la Zodiac Age di Final Fantasy XII, nel lontano 2007. Dopodiché, si sono susseguiti titoli poco brillanti, scarsamente ispirati o dallo sviluppo assai travagliato; insomma, non una buona tendenza da parte di Square Enix. È quindi con immensa gioia che possiamo dire “Final Fantasy XVI merita il nome che porta

Final Fantasy XVI: la storia di Clive Rosfield

Naturalmente, non parleremo direttamente degli eventi che prendono luogo a Valisthea, quindi potete stare tranquilli su eventuali spoiler. La maggiore preoccupazione che i fan della saga si erano posti è: la storia è degna di un Final Fantasy? L’atmosfera, i personaggi, il mondo, è quello che ci aspettiamo? Beh, la risposta corta è: sni. La qualità della sceneggiatura, la regia nelle cutscene e la scrittura degli snodi principali della trama sono ineccepibili e difficilmente criticabili.

 

Final Fantasy XVI

 

Il setting si rifà al fantasy gotico, con pesanti tendenze al socio-politico, come il XII ed il XIV, e si allontana parecchio dal fantasy “classico” che invece avevano sfoggiato capitoli come il X o il IX. I toni sono maturi, molto seriosi e particolarmente violenti in più punti, tratti che non vedevamo dal prologo del dodicesimo capitolo, con il giovane Reks; questo non esclude momenti di leggerezza ed ironia, scaturiti da situazioni e personaggi scritti in maniera brillante.

Insomma, Final Fantasy XVI è, per il momento, uno dei titoli della saga meglio scritti negli ultimi 10 anni, e non ha paura di prendersi tutto il tempo necessario per imbastire una narrativa tutt’altro che raffazzonata e dal ritmo impeccabile. Nota dolente sono invece le sidequest che, seppur diano grande contesto alle situazioni sociali e culturali, non brillano per innovazione nello storytelling, che si riducono a semplici fetch quest da MMO.

Gameplay: dai turni all’action puro

Non è di certo una novità come la saga abbia puntato, dai primi anni 2000, ad un gameplay più attivo rispetto alla turnazione, partendo dal classico GDR a turni del X fino all’active time battle di Final Fantasy XII e XIII, arrivando alla svolta totalmente action di Final Fantasy XV. Il XVI non fa eccezione, e spinge ancora di più verso uno style action molto più simile a Devil May Cry, seppur di minore difficoltà e complessità. L’uso degli Eoni (Eikon in questo capitolo) è perfettamente integrato, ed ognuno di questi ha abilità diverse, adatte a più situazioni pur mantenendo una certa identità: chi punta all‘AOE, chi sui colpi che giocano sul timing, e chi mette il focus sulla quantità di colpi sferrati. Insomma, è un piacere menare le mani, per quanto possa sembrare semplice a chi è più abituato a questo genere di giochi.

 

FInal Fantasy XVI

 

Ci sono però dei problemi piuttosto grandi di cui parlare: al momento della stesura, la componente statistica, e quindi del GDR, è quasi totalmente ignorabile: le statistiche garantite dai level up sono così infinitesimali da essere essenzialmente inutili; il crafting degli equipaggiamenti, seppur un’aggiunta interessante, diventa di poco conto, vista la velocità con cui si raccolgono i materiali per il crafting e quanto poco si differenziano le armi, se non per la pura statistica di DPS, riducendo questa nuova meccanica ad un banale “crea arma nuova – > prosegui con la storia – > crafta arma più potente”.

È un problema anche la lentezza con cui si sbloccano nuove abilità, dai costi decisamente troppo alti, e che portano il giocatore ad affidarsi alle combo già testate, piuttosto che sperimentare con il divertentissimo sistema di combattimento, che gode di grande varietà.

Resa grafica: Valisthea non potrebbe essere più bella

Il mondo che fa da sfondo alle vicende di Clive e compagni è vivo, non solo grazie a tutti i dettagliatissimi NPC, ma soprattutto grazie alle città e i prati che ricoprono Valisthea nella sua interezza. Che siano capitali o villaggi nel mezzo del nulla, Final Fantasy XVI fa un lavoro egregio nel caratterizzare popolazione e abitazioni, “colorando” la storia raccontata con quella visiva.

I combattimenti, che siano tra umanoidi o tra Eikon, spingono molto la PS5, creando dei veri spettacoli per gli occhi, raramente danneggiando la leggibilità del fight in sé. Che siano particellari o semplici riflessi, il titolo diretto da Naoki Yoshida non smette mai di meravigliare e di strappare un “woah” al giocatore davanti lo schermo.

Riflessioni finali

Per essere la prima esperienza in un single player di questo calibro per il team di Yoshida, la qualità è senza precedenti: personaggi ben scritti, storia più che solida, gameplay davvero divertente e resa grafica/ottimizzazione ai limiti possibili, rendono questo titolo uno dei migliori tripla A del momento. Un titolo dalla qualità eccelsa, che zoppica in alcuni punti, e magari si appoggia un po’ troppo alle basi dell’MMO piuttosto che sul single player. Se vi aspettate un gameplay ibrido come il remake del 7 (ricordiamo che a Gennaio del 2024 esce la seconda parte) Final Fantasy 16 non potrà soddisfare le vostre aspettative.

 

Final Fantasy XVI

 

Per il resto c’é poco da dire, la redazione ha saputo apprezzare il coraggio di Square e la loro determinazione nel cercare un approccio verso pubblico più vasto. Tutto questo necessita di un sacrificio? Assolutamente si. Tuttavia il prodotto che ne deriva é sicuramente un prodotto di qualità, di potenza grafica notevole (anche se in modalità prestazione il Framerate singhiozza e subisce dei cali fastidiosi) e pura adrenalina.

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Di Lorenzo Dini e Francesco Greco

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