Jennifer Lawrence indossa i panni di una mangiauomini dal cuore tenero in “Fidanzata in affitto”, una commedia dall’apparenza frivola che nasconde i suoi sentimenti dietro l’aria da sensuale mattatrice della star. Accanto a lei il giovane Andrew Barth Feldman, vittima e salvatore. Completano il cast Matthew Broderick, Laura Benanti, Natalie Morales e Scott MacArthur. Diretto da Gene Stupnitsky, il film è al cinema dal 21 giugno.
Montauk, stato di New York. Alle porte della bella stagione, gli abitanti della cittadina marittima si preparano all’arrivo dei turisti. È così per Maddie (Jennifer Lawrence) che da autista di Uber spera di racimolare i soldi necessari a pagare i debiti e l’ipoteca che pende sulla propria casa. Ma che fare se la sua macchina venisse confiscata? Certo la giovane donna dovrebbe reinventarsi.
L’occasione arriva da un annuncio molto particolare: due genitori fin troppo apprensivi temono per la socialità del figlio Percy (Andrew Barth Feldman), adolescente senza amici, senza ragazze né il desiderio di trovarne una. Insomma: “AAA: cercasi fidanzata in affitto”, che riesca a battezzare il timido giovane all’età adulta per farne… un ometto. Un gioco da ragazzi per una come Maddie. Eppure l’incarico, come facile prevedere, si rivelerà ben più difficile del previsto. E forse anche ben più profondo.
“Fidanzata in affitto” (in originale “No Hard Feelings“) gioca sul ribaltamento di ruoli, ormai canonico, tra la generazione dei giovani adulti e quella degli adolescenti di oggi. Da una parte una donna disinibita e padrona della sua sessualità, dall’altra un ragazzo timido e introverso, più affine ad un carattere sentimentale. Una situazione classica che strizza l’occhio alle commedie demenziali dei primi anni duemila, popolate da nerd sfigati e ragazze inarrivabili. Con la differenza di invertirne qui il punto di vista iniziale, con l’obiettivo di scendere a fondo nell’apparente superficialità delle cose.
La dinamica così suscitata è certamente divertente, allo stesso tempo paradossale, che mette di fronte ad una carica erotica un elemento decisamente “sgonfiante” come il giovane protagonista. I movimenti comici del film – almeno fino alla sua metà – potrebbero dunque racchiudersi tutti in un simile movimento, che va dall’innesco dell’eros da parte del corpo dell’attrice all’azione di “disinnesco” – goffa e imbarazzante – compiuta dal ragazzo. In mezzo, la prorompente comicità di Jennifer Lawrence, che ancora una volta si dimostra tanto provocante quanto padrona di manifestare una lodevole autoironia.
Dietro la facciata di commedia erotica o “coming of age” che dir si voglia, forse il lavoro più interessante che svolge “Fidanzata in affitto” è quello metatestuale, prendendo per testo non il corpo della pellicola bensì quello dell’attrice. E quale figura migliore per innestare un discorso del genere se non quella di Jennifer Lawrence? Proprio lei che è divenuta una icona generazionale interpretando ruoli di giovani ragazze indipendenti (vedi “Hunger Games”), allo stesso tempo sex symbol per antonomasia tra le attrici emerse nell’ultimo decennio.
Nel ruolo di un’ormai trentenne “troppo vecchia” – costretta farsescamente a tornare indietro all’età adolescente – la Lawrence sembra riflettere di rimando sulla sua stessa carriera, o meglio sul punto di snodo in cui ora si trova. Alla soglia tra l’avvenenza giovanile e l’età adulta, l’attrice dimostra di essere “ancora nel ruolo”, non solo per il suo fascino ma soprattutto per la sua inconfondibile irriverenza e il suo carattere.
Per quanto rischino di essere in pochi quelli attirati dalla sua “confezione” in apparenza superficiale, “Fidanzata in affitto” riesce bene nel campo in cui si posiziona: l’intrattenimento. Leggero e divertente, tra gag più riuscite e momenti leggermente grotteschi (ma ci piace anche così) il film di Gene Stupnitsky riesce persino ad andare oltre la patina della commedia demenziale ed erotica per diventare vero coming of age.
Quello dell’ancora un po’ acerbo Andrew Barth Feldman, comodo nei panni di chi sta a disagio ma decisamente più disinvolto nell’andare oltre il ruolo (come nella scena canora sul finale). Ma ancor quello “in ritardo” di Jennifer Lawrence, eterna adolescente, con in fronte l’etichetta della “giovane attrice” che pian piano sbiadisce, facendo però a patti con la sua immagine seduttiva carica sempre più di movenze da mattatrice. Un feel good movie senza pretese né troppe morali, che forse troverà il suo posto più sulle televisioni e i divani casalinghi che sul grande schermo del cinema.
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