di Redazione NCI
In occasione della festa del papà un’indagine condotta da MeFirst e LabCom presentata da VanityFair mostra le difficolta che hanno i padri italiani nel ritagliarsi dal lavoro il tempo necessario per prendersi cura dei propri figli. Tra posti di lavoro che non permettono un giusto equilibrio tra lavoro e famiglia e altri che concedono permessi solo alle madri, in generale, i papà italiani non sono soddisfatti del poco tempo trascorso con i loro figli.
Padri e madri a confronto
Uno degli aspetti che questa ricerca pone maggiormente in risalto è la differenza tra il tempo che i figli trascorrono con le madri e quello che passano con i padri. Solo il 7,2% dei padri riesce a dedicarsi a loro per almeno 30 ore settimanali, contro il 32,1% delle madri.
In generale, infatti, i posti di lavoro italiani, tendono ancora ad attribuire solo alla madre il ruolo di responsabile della cura della famiglia. Basti pensare che in media ai padri sono concessi solo 10 giorni di congedo parentale. Una durata, di fatto, insufficiente sia per i padri per godere della gioia di essere appena divenuti genitori, sia per le madri per recuperare le forze dopo il parto.
Dunque, non si tratta solo di trovare il giusto equilibrio tra vita lavorativa e famigliare. Come afferma la fondatrice di MeFirst e autrice della ricerca Cristina Di Loreto “non viene riconosciuto loro il diritto di essere presenti quanto le madri“. E questo, d’altro canto, ha come conseguenza non solo l’insoddisfazione dei padri, ma anche un più limitato inserimento delle madri nel mondo del lavoro.
L’influenza del posto di lavoro
La ricerca dichiara che il 66% dei padri oggetto dello studio convive con uno stato di esaurimento emotivo e/o burnout. Al tempo stesso, però, il 78% di loro dichiara di ambire ad un ruolo più attivo nell’educazione dei figli. Oltre al danno, dunque, la beffa.
I pochi permessi concessi dai datori di lavoro, inoltre, non sempre vengono sfruttati a cuor leggero dai papà-lavoratori. La paura, chiaramente, è quella di subire penalizzazioni di carriera o essere visti poco dediti al lavoro stesso. Inoltre l’81.7% dei padri intervistati dichiara di desiderare un sostegno aziendale alla paternità, ma solo il 31,1% gode di questo privilegio. Infatti, secondo i dati del Ministero del Lavoro, solo il 28% delle aziende italiane attua dei piani di sostegno per i genitori.
In conclusione, i papà italiani vivono una condizione in cui vorrebbero dare un maggior contributo in famiglia, ma si trovano impossibilitati o limitati nel farlo.
“Lavoriamo tutti i giorni con le aziende per cambiare questi numeri. […] La genitorialità deve essere capita nel suo valore sociale al fine di lavorare […] per gli uomini che vorrebbero un ruolo più equo. Non lo dobbiamo fare per i singoli, ma per l’intera società“. Così riassume la tematica l’autrice della ricerca Cristina Di Loreto.
Articolo di Giorgio Cantone
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