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Europeo 2024, cinque spunti di riflessione sul torneo

di Alessandro Colepio

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Il campionato europeo di Germania del 2024 è ufficialmente giunto al termine. La Spagna di Luis De La Fuente si è laureata campione d’Europa al termine di una finale emozionantissima in cui le Furie Rosse sono riuscite a piegare la resistenza dell’Inghilterra: Nico Williams ha aperto le danze al 47′, Cole Palmer ha pareggiato i conti al 73′ e all’86’ ci ha pensato Oyarzabal a spedire in porta il pallone del definitivo 2 a 1.

Dal tracollo dell’Italia alle sorprese di Austria e Svizzera, passando per i baby fenomeni che ci hanno incantato e anche per qualche problemino di troppo dal punto di vista dell’intensità: questo Europeo 2024 ha lasciato davvero tanti spunti di riflessione per gli appassionati. Noi di NCC abbiamo selezionato i 5 più interessanti qui, in questo articolo.

L’Europeo del 2024 non ha brillato per spettacolo e intensità

È inutile nascondersi: ci si poteva aspettare qualcosa di più, specialmente dalle grandi squadre. Togliendo Spagna e Germania, si fa fatica a trovare una squadra che ha espresso oggettivamente un calcio di alto livello.

La Francia, strafavorita sulla carta, ha segnato un solo gol su azione nell’intera competizione ed è uscita meritatamente in semifinale; il Portogallo ha proposto un gioco sterile, spesso inefficace, ed è stato tradito dai suoi uomini chiave che hanno steccato malamente questa competizione; anche l’Inghilterra finalista non è stata esente da critiche, con Southgate che è stato più volte additato come l’allenatore incapace di valorizzare gli enormi talenti dei calciatori inglesi. Parleremo più avanti dell’Italia, che è arrivata in Germania forte del successo di 3 anni fa ed è stata forse la peggior squadra del torneo.

La carenza di energie e intensità ha colpito anche lo spettacolo e la qualità del gioco: togliendo la finale, sarà difficile ricordarsi di qualche partita o episodio riguardo Euro 2024. Pochi momenti memorabili, tante delusioni e un generale senso di stanchezza condiviso più o meno da tutti i giocatori di alto livello. Colpa delle troppe partite durante la stagione dei club?

A Euro 2024 le piccole hanno alzato il livello

Complice anche la debacle di tante corazzate che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto stracciare le avversarie, il torneo disputato in Germania ci ha fatto vedere un livello generalmente più equilibrato di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Colpa della stanchezza, certo, ma anche merito di realtà meno seguite come Slovenia, Svizzera, Turchia, Austria e Slovacchia, capaci di tenere testa alle migliori selezioni nazionali del mondo.

Il livello medio delle competizioni UEFA si è alzato sensibilmente, grazie soprattutto al lavoro di movimenti calcistici come quello turco che, negli ultimi anni, ha prodotto due dei talenti più cristallini del prossimo futuro: il bianconero Kenan Yildiz e il madridista Arda Guler. La rosa di Montella, che all’Europeo del 2020/21 aveva collezionato solo figuracce, si è spinta meritatamente ai quarti di finale ed è capitolata solo dopo aver subito la rimonta olandese. Niente da temere: il cielo è azzurro sopra Istanbul, la strada è sicuramente quella giusta.

 

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Calhanoglu (@Shutterstock)

L’Italia, delusione assoluta dell’Europeo 2024

Quattro partite, tre gol fatti, un girone passato per miracolo e uno stemma scucito dal petto già agli ottavi di finale, contro una Svizzera arrembante ma non irresistibile: era francamente difficile fare peggio di così. La spedizione azzurra in Germania, arrivata in pompa magna col fregio di essere la squadra campione in carica, ci ha messo poco a ridimensionare le proprie ambizioni. Certo, la batosta raccolta con la Spagna non faceva ben sperare, ma fra il gol di Zaccagni e il sorteggio favorevole, si poteva e si doveva fare qualcosa in più.

Fra i moduli asimmetrici e le formazioni sperimentali di Spalletti, le prestazioni shock di alcuni dei nostri pilastri e la generale assenza di intesa fra i giocatori, è difficile trovare qualcosa da salvare in questo circo degli orrori. Sicuramente Donnarumma, unico fuoriclasse della nostra generazione (con buona pace dei suoi detrattori), e Calafiori, che al primo appuntamento importante della sua carriera si è dimostrato ampiamente all’altezza. Due buone notizie, che però non bastano a risollevare il voto di un Europeo ampiamente insufficiente per la squadra azzurra.

 

Donnarumma

Donnarumma (@Shutter Stock)

L’Inghilterra ha bisogno di una nuova guida

La generazione attuale del calcio inglese, pur non avendo vinto nulla, ha già fatto meglio della vecchia “Golden Generation“, quella di Gerrard, Beckham e compagnia, che oggi si diverte a sparare sentenze come se in carriera non avesse collezionato solo brutti ricordi con quella maglia addosso. Come potete capire, il clima già di per sé teso non ha favorito sicuramente il lavoro di Southgate e dello staff, che hanno comunque delle responsabilità più che evidenti.

Certo, l’Inghilterra è tornata in finale, ma l’ha fatto con una grande dose di fortuna, fra la rovesciata di Bellingham e il missile in diagonale di Watkins. I Three Lions, nonostante la qualità presente in rosa, non sono mai riusciti ad esprimere un calcio offensivo e spregiudicato, anche avendo in squadra giocatori come Kane, Saka, Bellingham e Foden. C’è anche da dire che alcune scelte del CT sono state veramente incomprensibili: far giocare Trippier, un destro naturale, nel ruolo di terzino sinistro, bloccando di fatto la costruzione su quel lato; tenere fuori Cole Palmer, il miglior giocatore di questa squadra, che nell’Europeo ha giocato circa 90 minuti complessivi trovando un assist e il pesantissimo gol del pareggio in finale.

Southgate lascia la panchina inglese al termine dell’ennesima spedizione deludente per il popolo di Sua Maestà. Il calcio non è tornato a casa neanche stavolta, e forse lo farà solo quando qualcuno saprà lavorare con la materia prima di altissima qualità che il calcio inglese può offrire.

 

Inghilterra (@Shutterstock)

Il calcio ha un nuovo fuoriclasse

17 anni compiuti il 13 luglio, alla vigilia della finale, 6 partite da titolare su 7 in cui ha fatto registrare un gol e 4 assist. Il mondo si inchina per la prima volta ai piedi di Lamine Yamal, il prossimo fenomeno di questo sport, che nonostante la tenerissima età ha già diversi highlights importanti. Il golazo strepitoso con la Francia e l’imbucata per Nico Williams in finale hanno già fatto il giro del mondo, aprendo paragoni scomodi con i grandi del passato e del presente.

C’è chi invoca la mistica del passaggio di consegne fra Messi e il suo successore (la foto del piccolo Yamal che viene lavato dalla Pulga sembra quasi un battesimo calcistico), chi invece vuole evitare a tutti i costi delle similitudini e chi, invece, riconosce lucidamente l’unica verità che possiamo avere adesso: nessun calciatore nella storia ha mai fatto così bene a 16 anni. Punto e basta.

Abbiamo la possibilità di trovarci davanti al prossimo crack di questo sport, uno che per precocità e doti tecniche sembra destinato a dominare i prossimi 20 anni. Se il buongiorno si vede dal mattino, Lamine Yamal è la più grande benedizione nella storia del calcio. Solo il futuro ci potrà dire se l’ala del Barcellona riuscirà a realizzare tutto il suo potenziale, che francamente sembra davvero illimitato. Basti pensare che questo ragazzo, al Mondiale del 2030, avrà 23 anni…il tempo è dalla sua parte, ora sta a lui sfruttare al massimo il dono che madre Natura gli ha concesso.

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