crollo parte cratere Etna (pixabay)
Il metodo per prevedere le eruzioni dell’Etna, il vulcano più attivo in Europa, potrebbe essere monitorare l’attività del magma al di sotto del vulcano. Questo studio è stato condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Potrebbe rappresentare una svolta per ridurre i disagi causati dall’attività vulcanica.
Come riportato da Focus, lo studio è stato condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e pubblicato sulla rivista Science Advances. Questa ricerca mette al centro dell’analisi il parametro sismologico noto come “valore b“, che descrive la distribuzione tra terremoti di magnitudo bassa e alta. Il “valore b” (o b-value) è un parametro usato in sismologia che indica il rapporto tra il numero di piccoli terremoti e quello dei grandi in alcune aree. «Le variazioni del valore b nel tempo riflettono l’evoluzione dello stress all’interno del vulcano», ha spiegato il geofisico dell’INGV, primo autore dello studio, Marco Firetto Carlino. «Poiché la risalita del magma induce variazioni dello stress nella crosta, il monitoraggio del valore b può aiutare a rivelare le diverse fasi del trasferimento del magma dalla profondità alla superficie».
L’Etna è il vulcano attivo più grande d’Europa e ne abbiamo registrato regolarmente l’attività vulcanica negli ultimi 2.700 anni. Tuttavia, le origini eruttive del sistema risalgono a circa 500.000 anni fa. Lo studio dell’INGV potrebbe aiutare a prevedere le eruzioni, perché nelle zone attive di accumulo magmatico i valori b sono più elevati: ciò significa che vi sono molti terremoti piccoli rispetto a quelli grandi. Le rocce diventano maggiormente frammentate e “deboli” a causa del magma che frattura la crosta. Al contrario, in croste più stabili, poco sollecitate dal magma, prevalgono terremoti più rari ma di magnitudo maggiore, associati a valori b più bassi. Tuttavia, il valore b non necessariamente indica un’eruzione imminente e perciò andrebbe associato anche ad altri aspetti, per una maggiore precisione.
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Articolo a cura di Enrico Roca
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