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Ecuador, spirale di violenza senza precedenti: almeno 13 morti e 70 arresti

di Lorenzo Peratoner

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Nei giorni scorsi il Presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha proclamato lo stato di emergenza in tutto il Paese in seguito alla fuga dal carcere di Adolfo Macías, uno dei boss del narcotraffico più potenti del Paese. In concomitanza con questa misura governativa, in diverse carceri i detenuti hanno scatenato delle rivolte, riuscendo persino a prendere in ostaggio diverse guardie carcerarie; nelle giornate successive, tuttavia, la situazione è degenerata sempre di più in una spirale di violenza che ha coinvolto anche persone civili.

 

Ecuador: l’epicentro della violenza e il bilancio non ufficiale

Attacchi diretti verso le vetture della Polizia, saccheggi dei supermercati, sparatorie; questi sono solo alcuni degli episodi che hanno sconvolto l’Ecuador. A Guayaquil, sede del penitenziario da dove Macías è evaso, si sarebbero registrati il maggior numero di episodi violenti; in totale ci sarebbero stati ben 29 attacchi a edifici, tra cui diversi ospedali e anche l’emittente televisiva “TC Television“. In quest’ultimo caso, infatti, un gruppo di narcos ha fatto irruzione nell’edificio, minacciando i lavoratori presenti; il tutto è stato catturato in diretta e trasmesso in televisione, fino all’intervento risolutivo della Polizia.

Il bilancio non ufficiale (le autorità non avrebbero ancora pubblicato dei dati completi, per cui questi numeri derivano dalla somma di dati da fonti della Polizia o delle amministrazioni locali) è quello di 13 morti, diversi feriti e almeno 70 arresti. Dinanzi a questa improvvisa ondata di violenza, l’ex Presidente Rafael Correa, il quale è attualmente in Belgio in qualità di rifugiato politico, ha espresso tutta la sua solidarietà:

Il Paese vive in un vero e proprio incubo, qualcosa di impensabile e inimmaginabile solo qualche tempo fa“, aggiungendo che è

“il frutto della sistematica distruzione dello stato di diritto, degli errori e dell’odio accumulati in questi ultimi sette anni e di cui siamo stati una delle principali vittime. Oggi è il momento dell’unità nazionale, perché il crimine organizzato ha dichiarato guerra allo stato, e lo stato deve prevalere e vincere. Noboa riceva tutto il nostro illimitato sostegno e, per favore, non ceda […] La Patria vincerà nuovamente!”.

 

La solidarietà del Parlamento e le decisioni del Ministero della Salute

La medesima solidarietà è stata espressa all’unanimità dal Parlamento – temporaneamente evacuato insieme agli altri edifici pubblici di Quito -, in particolare il massimo sostegno è stato rivolto verso l’Esercito e la Polizia, nella speranza che si possa ripristinare la pace e la stabilità. Nonostante le divergenze politiche, i parlamentari stanno agendo di comune accordo in un clima di collaborazione e coesione.

Le organizzazioni criminali da colpire le ha espresse chiaramente Noboa, elencando 22 gruppi criminali attivi sul territorio e all’estero, ordinando alle Forze armate di identificare e neutralizzare tutte queste realtà.

Dato il clima di violenza e di instabilità, il Ministero della Salute avrebbe disposto la sospensione dei servizi sanitari, i ricoveri e gli interventi chirurgici organizzati; il personale sanitario garantirà solamente i servizi di emergenza nelle strutture ospedaliere.

La fuga di Fabricio Colón Pico

Nella giornata di ieri, inoltre, sarebbe evaso un altro importante boss del narcotraffico, tale Fabricio Colón Pico. Nella località di Riobamba, infatti, ci sarebbe stata una fuga di massa di 32 detenuti, tra cui il leader de “Los Lobos“; la Polizia, tuttavia, ne avrebbe ricatturati almeno 17, come riportato da “El Diario“.

Violenza in Ecuador: le dichiarazioni della Farnesina

La Farnesina, insieme all’ambasciata dell’Italia in Ecuador, sta seguendo con la massima attenzione l’evoluzione della situazione:

L’ambasciata, inoltre, ha messo a disposizione un numero di emergenza: +593(0) 999780861.

Fonti: ANSA, RaiNews, El Diario

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