Il primo capitolo di Dune, tratto dal famoso romanzo di Frank Herbert datato 1965, è un solenne prologo di quello che potrebbe rivelarsi uno dei cicli più imponenti nella fantascienza contemporanea.
Villeneuve ci ha già abituati ad una maestosità fantascientifica legata a doppio filo ad un’attenta cura di personaggi ed atmosfere, come in Blade Runner 2049 ed Arrival. La sfida si rinnova con importanti variazioni. Non c’è più un futuro in cui la tecnologia ha soppiantato la realtà, veniamo invece catapultati in un mondo che ci riporta in un medioevo feudale futuristico che ha molto da spartire con la società contemporanea. La complessità politica del libro viene rispettata e sublimata, rischiando però di far perdere importanza alla cura dei personaggi, che, si spera, troverà compimento con l’uscita della seconda parte.
Qui il trailer italiano.
Sul pianeta Arrakis, gli Arkonnen sono la famiglia più potente del feudo perché commerciano la Spezia, il più importante prodotto nell’universo. Improvvisamente però, l’Imperatore decide di affidare agli Atreides il comando di Arrakis, a discapito degli Arkonnen. Il duca Leto Atreides (Oscar Isaac) accetta, portando con se la sua concubina Lady Jessica (Rebecca Ferguson) e il figlio Paul (Timothée Chalamet). Arrivati a destinazione, cercano di trovare accordi con i Fremen, nativi abitanti di Arrakis, ma qualcosa di mostruoso sconvolgerà i loro piani.
Villneuve decide di trasporre il romanzo di Herbert, un grande tomo labirintico, denso di informazioni ed avvenimenti. L’opera risulta essere insieme un monologo interiore ed un trattato filosofico/sociologico, con fondamenti di ambientalismo. In parole povere, estremamente complesso da mettere in scena senza banalizzare gran parte del suo contenuto (come successe nell’adattamento di David Lynch del 1984). Una sfida raccolta e vinta a metà. È sicuramente apprezzabile il rifiuto tassativo di semplificare l’opera in favore di una spettacolarizzazione mainstream. Il problema è che questa scelta lo spinge a ‘spezzare’ letteralmente la storia. Nessun personaggio o sottotrama ha un arco che riesce a compiersi nel corso di questo primo film, che risulta non solo senza una conclusione, ma anche privo di vero significato nel caso in cui il secondo capitolo non venisse realizzato.
Il World Building, come le atmosfere, vengono trasposte sublimando la materia prima, prendendo spunto anche dalle bozze del Dune di Jodorowsky, un capolavoro mai realizzato, la cui storia produttiva si può trovare nel bellissimo documentario Jodorowsky’s Dune (2013). La cura nel delineare mondi e culture ti fa immergere completamente in una realtà solenne e vastissima, capace di reinventare e rendere proprie le civiltà più diverse, dalle Ziqquratt mesopotamiche, con i suoi paesaggi desertici; alle verdi e fredde lande della penisola scandinava, passando per il canto armonico mongolo. Ma il mondo di Dune non è solo questo. Villneuve, come Herbert, sfrutta la fantascienza per inventare un sistema politico e delle architetture che mettono in risalto la piccolezza dell’uomo rispetto alla vastità dell’universo. Riuscendo a parlare in modo coerente anche della nostra società presente: dallo sfruttamento coloniale, al sempre più presente disastro ambientale. Prendendosi i suoi tempi per valorizzare al massimo ogni più piccolo aspetto.
Dune è stato un libro fondamentale nella storia della fantascienza, gettando le basi e seminando il terreno per opere ben più conosciute, come Star Wars. Non a caso la costruzione della storia è estremamente classica, ma sono l’ambientazione, il clima solenne e i simbolismi esoterici che rendono questo film un’esperienza che ha pochi eguali nella fantascienza recente (e non solo).
A questo punto però, risulta difficile trarre delle conclusioni, poiché la storia si interrompe nell’attimo della svolta, dando allo spettatore, tra l’altro, meno informazioni del libro stesso. Non resta che aspettare che il secondo atto offra quegli spunti fondamentali per la comprensione di quanto visto fino a questo punto (sperando negli incassi positivi di questo primo capitolo).
Il Cast stellare sicuramente restituisce molto, e Denis Villeneuve sembra aver compreso a fondo il romanzo di Herbert. Ma questo Dune: Parte I, preso nel suo singolo, lascia sicuramente ammaliati da un look visivo difficilmente eguagliabile, ma disorienta nella sua costruzione. Chi scrive, dunque, è costretto a mettere in atto una sospensione del giudizio, nella speranza che la seconda parte completi e faccia comprendere al grande pubblico la grandezza dell’opera di Herbert e, forse, anche di questo film.
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Recensione a cura di JACOPO DELLE MONACHE.
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