Gaming

Dragon’s Dogma 2, bene… ma non benissimo: più ombre che luci

In tanti hanno incensato Dragon’s Dogma 2, ultima grande fatica di CAPCOM che, dopo più di un decennio di attesa dal primo capitolo, sembrava pronta a rivoluzionare il mondo videoludico. L’hype per milioni di giocatori era alle stelle e la fiducia, a detta di molti, è stata ben riposta. Un’avventura in linea con le aspettative, un degno seguito del primo capitolo e, soprattutto un pretendente credibile per il GOTY. Ma è davvero così? Dragon’s Dogma 2 merita tutti questi riflettori e queste lodi? Cerchiamo di scoprirlo insieme.

Dragon’s Dogma 2 il GDR definitivo… o forse no

La risposta onesta alla domanda precedente è Nì. Anzi, un nì tendente parecchio al no probabilmente.

I tanti complimenti ricevuti stonano infatti con quello che è veramente il gioco. E vi parliamo da un pulpito fatto da 100 ore abbondanti di gioco. Parliamo quindi con cognizione di causa, non per sentito dire (cosa che, a quanto pare, non tutti hanno fatto). La stampa specializzata si è sperticata infatti in lodi spassionate per il titolo di CAPCOM, ma a conti fatti, si tratta forse di giudizi un po’ troppo affrettati.

Per quanto il titolo sia godibile (nonostante i 30 fps mooooolto ballerini su console di ultima generazione) e divertente (almeno per una ventina di ore) l’esperienza complessiva non lascia a bocca aperta o col fiato sospeso, anzi. Il giudizio finale complessivo è deludente, poco più che mediocre. E non si tratta di accanimento, soprattutto in un’industria videoludica che ha disperatamente bisogno di giochi simili.

In un’epoca sovraffollata di live service e sparatutto luccicosi in multiplayer, un’avventura autoriale single player dal respiro epico è proprio quello che ci vuole. Se non fosse che di autoriale c’è meno di quanto potrebbe sembrare, e di epico non si trovi praticamente nulla.

 

 

Nonostante le scelte discutibili di gameplay siano state intortate dagli sviluppatori come scelte intenzionali, l’impressione giocando a Dragons’ Dogma 2 è che manchi sempre qualcosa. Il piatto forte è senza dubbio il combat system, che però, dopo decine di ore passate a combattere i medesimi nemici ogni pochi secondi, non può che venire a noia. Non aiuta certo un bilanciamento senza senso, che fa salire di rango nella classe scelta in pochissime ore.

Se da un lato può sembrare un incentivo a sperimentare altre classi, da un lato diventa invece quasi un obbligo a farlo. Perché se non si cambia continuamente classe, il gameplay diventa monotono fino allo sfinimento, ripetitivo e piatto. Ed è un peccato, visto che potenzialmente avrebbe moltissimo da offrire. Ma, come tutto l’impianto del titolo, si accartoccia su sé stesso, sprofondando in una piatta mediocrità.

La difficoltà poi superato il livello 30 diventa ridicolmente bassa, tanto che con quasi ogni classe si riesce a sciogliere qualsiasi boss, ammazzando ogni tipo di sfida. Situazione che non cambia in NG+, visto che la difficoltà praticamente rimane invariata.

Dragon’s Dogma 2 poggia su fondamenta troppo fragili…

Dragons’ Dogma 2 ha i suoi momenti, al di là delle già citate magagne il combat system ad esempio, ma non sono sufficienti a coprire delle enormi, colossali falle di progettazione. La trama è praticamente inesistente. Certo, anche il primo capitolo non si distingueva per profondità della sceneggiatura, ma qui sembra un elemento nemmeno secondario, forse terziario. I personaggi “principali” (tra mooooolte virgolette) sono inutili, privi di qualsiasi spessore. Letteralmente servono per mandare avanti una determinata quest e poi, nonostante nelle premesse sembrino fondamentali, spariscono, letteralmente. Non si saprà più nulla del loro destino, rimarranno al loro villaggio ad aspettare che gli eventi proseguano.

I dialoghi, specie per chi ha giocato di recente a Baldur’s Gate 3, sono la cosa più standard e anonima che si possa trovare. Senza alcun guizzo, freddi, distaccati: persino il nostro (classico) personaggio muto in stile Monster Hunter può vantare uno spessore superiore rispetto alla totalità degli NPC presenti. Nessuno, e ribadiamo, NESSUNO, vi rimarrà impresso. Non ci sarà nessun momento epico che tra dieci anni vi farà dire “aaaah, questo è Dragon’s Dogma 2”. Rimarrà un GDR (in cui peraltro la componente ruolistica EFFETTIVA è praticamente pari a zero) anonimo, come mille altri. Ed è un peccato, perché, specie dopo 12 anni di lavoro, si poteva e si doveva dare di più, soprattutto sotto questo aspetto.

Addirittura una volta arrivati in quella che sembra la seconda parte del gioco, l’accelerata alla trama è a dir poco ridicola, con tutto che si risolve in letteralmente 3 missioni dopo aver raggiungo la capitale dei feridi. Sembra davvero mancare un’enorme pezzo di trama, come se fosse stato mozzato per accelerare l’uscita. Ci si ritrova al finale senza sapere come e perché: ci si aspetta che la storia duri ancora a lungo e abbia qualche risvolto interessante, e invece si tronca lì.

 

… e anche i suoi pregi alla lunga diventano difetti

Ad aggravare ulteriormente la situazione è l’esplorazione. Già di per sé la scelta di osteggiare tanto i viaggi rapidi sembra un intento deliberato di allungare il brodo. Come se, visto che la trama principale si riduce a pochissime e banali missioni, obbligare i giocatori a farsi chilometri e chilometri a piedi (ovviamente con la stamina che si consuma ogni 100 metri) fosse l’unica soluzione per avere un gioco dalla longevità accettabile per il grande pubblico.

Ma il peggio deve ancora venire. Perché se è vero che il mondo è ricco di nemici e dungeon da esplorare, è anche vero che la ricompensa è pari a zero. Il 95% degli oggetti che potete trovare nel mondo di gioco sono acquistabili anche dai mercanti che potete trovare nelle città o nei villaggi. Stesso discorso per le componenti di creazione.

Eliminare la quindicesima orda di goblin in pochi secondi per trovare un forziere contente una sciarpa che non cambia praticamente nulla a livello di armatura, beh… è a dir poco frustrante. Specialmente perché di questa enorme falla (coadiuvata dalla quasi impossibilità di utilizzare in maniera veramente costruttiva il viaggio rapido a piacimento) ci si accorge dopo 10-15 ore di gioco.

Dragon’s Dogma 2 non è da buttare, ma nemmeno da osannare

Lungi da noi allontanarvi dal titolo o criticare giusto per il gusto di farlo. Semplicemente vogliamo essere, come sempre, chiari e trasparenti. Presa dall’entusiasmo, una enorme fetta di stampa specializzata ha eccessivamente osannato un titolo dal grande potenziale sì, ma quasi totalmente inespresso, pieno di difetti macroscopici, che minano l’esperienza di gioco pesantemente. Basta grattare la superficie, dare uno sguardo approfondito, per capire che non siamo affatto di fronte al GDR definitivo o a un gioco da prendere come esempio per il futuro. Tutt’altro. Siamo di fronte a un grosso “what if” che, tra combat system e l’ottima trovata per l’IA delle pedine, poteva essere davvero qualcosa di grande… ma invece è solo uno dei tanti giochi usciti quest’anno, hype a parte.

E non vale, miei cari, l’equazione del “anche il primo era così”. Perché seguendo questo ragionamento, rimanendo ancorati a mancanze e difetti di chi ci ha preceduto, non ci sarebbe alcuna evoluzione, non si andrebbe da nessuna parte. Il mondo, soprattutto quello videoludico, è in continuo mutamento, sempre in movimento. E non limare le pecche dopo 12 anni, anzi, accentuarle, non è una scelta di design, ma incapacità di stare al passo coi tempi.

Detto questo l’esperienza per molti utenti può essere più che godibile e divertente, quindi vi invitiamo a giocarlo, specie se doveste trovare qualche sconto allettante. Ma non pensate di trovare il gioco del secolo come molti lo hanno dipinto, questo assolutamente no.

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articolo di Pietro Magnani

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