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Doc – Nelle tue mani 2, la recensione: Cane blu

di Simone De Mattia

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Cane blu

Il gruppo si fa sempre più unito e trascinato anche dal motto “Cane blu“, il pupazzo blu di un cane che un bambino mostra al padre ricoverato in terapia intensiva durante lo scoppio della pandemia. L’equipe fa di questo “Cane blu” un motto, ripetendoselo a vicenda nei momenti in cui c’è più bisogno di un’ulteriore spinta. Un dettaglio apparentemente insignificante, ma che rimarca la potenza e la profondità narrativa della serie.

Ogni personaggio viene approfondito nella maniera giusta, ognuno ha una linea narrativa che si apre e si conclude nel momento più corretto. Come ad esempio il problema che il dott. Valenti (Gaetano Bruno) ha con la droga, risolto “guardando nel suo vuoto” spinto da Carolina (Beatrice Grannò). O ancora, il percorso di Andre: iniziato con un’amnesia irreversibile che avrebbe potuto metterlo in ginocchio e rovinargli la vita, è riuscito ad andare avanti a testa alta. Testa che ha rimesso sui libri per recuperare le nozioni perse insieme alla sua memoria, lottando per tornare medico. Ha lottato per migliorare il rapporto con i suoi colleghi, rovinato dal dolore prima dell’incidente e ha lottato per migliorare il suo reparto.

E ultimo ma non per importanza il rapporto che hanno Riccardo e Alba, fidanzati dalla prima stagione, che provano a portare avanti anche se divisi dalla pandemia. Rapporto che vede raggiungere il suo apice con l’ultimo episodio e con l’ultima Alba sorta su tutto il gruppo.

 

Conclusioni 

Non possiamo gridare al miracolo dal punto di vista tecnico: il compito è svolto nella maniera corretta, con alcuni spunti decisamente ispirati, ma nulla di più. In alcuni momenti la regia è sporca, confusionaria. In altri invece regala belle immagini, facendo sapiente uso dello slow motion per enfatizzare delle emozioni. Anche a livello di composizione c’è una crescita rispetto alla prima stagione, sfruttando la rottura delle vie di fuga per la linea dello sguardo ad esempio. Cosa inusuale per le produzioni medie italiane.

La serie ricade ovviamente in alcuni cliché tipicamente italiani, ma se lo spettatore è disposto a passare sopra ai pregiudizi sulle produzioni nostrane, riceverà in cambio una storia intrigante, appassionante dal punto di vista della medicina e dal punto di vista umano. Sicuramente c’è ancora margine di miglioramento, ma possiamo affermare con certezza che “Doc – Nelle tue mani” non è solo una serie di medicina, è un ottimo prodotto televisivo che porta le produzioni italiane sempre più verso quelle straniere. C’è ancora molta strada da fare, ma mantenendo questo passo possiamo prenderci ciò che ci meritiamo.

PRO

  • Profondità narrativa
  • Prodotto sopra la media per il panorama italiano

CONTRO 

  • Cliché di un prodotto tipicamente italiano
  • La regia non è nulla più di un semplice compito svolto bene, pur avendo spunti interessanti

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di Simone De Mattia

 

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