di Redazione Network NCI
Un nuovo studio sulla dislessia si è concentrato sulla genetica e su alcune variazioni nel Dna. Sono state analizzate 1,2 milioni di persone. la ricerca è stata svolta dall’Università di Edimburgo (Scozia) e dal Max Planck Institute for Psycholinguistics (Paesi Bassi).
Dislessia e genetica
Lo studio dell’Università di Edimburgo (Scozia) e del Max Planck Institute for Psycholinguistics (Paesi Bassi), ha rafforzato l’idea che la dislessia non sia una condizione medica a sé stante, ma la coda inferiore di un intero spettro delle abilità nella lettura. Come riportato da Focus, “il nuovo studio ha cercato di comprendere meglio quali varianti genetiche siano collegate alla sua presenza, quanto siano effettivamente predittive della manifestazione del disturbo e se siano in qualche modo state selezionate dall’evoluzione.” Nel corso di questo studio sono state trovate 13 nuove regioni del DNA, mai associate prima a questa condizione. All’interno di queste regioni sono presenti geni implicati nella fase iniziale dello sviluppo neurale. Al momento, questo è lo studio più completo mai sviluppato sulla dislessia.
La ricerca
I ricercatori dell’Università di Edimburgo (Scozia) e del Max Planck Institute for Psycholinguistics (Paesi Bassi) hanno trovato un collegamento tra la dislessia e l’ADHD. Ma hanno anche evidenziato il collegamento con un dolore cronico, cioè che guarisce più lentamente del normale. Dalla ricerca non risulta che i fattori genetici che influenzano questa condizione siano stati soggetti a recenti pressioni evolutive. Secondo i ricercatori, infatti, la genetica non è l’unico fattore da tenere in considerazione. Le difficoltà nel leggere in maniera corretta possono essere causate anche dal sistemo d’istruzione e dall’ambiente in cui la persona cresce. Attraverso la genetica, secondo i ricercatori, si può predire soltanto tra il 2,3% e il 4,7% della varianza nelle capacità di lettura. Non escludono, inoltre, che si possano scoprire nuove regioni del DNA collegate a questa problematica.
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Articolo a cura di Enrico Roca
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