di lorenzo.viberti
A volte basta poco per salvare una specie dall’estinzione, anche un solo esemplare. Come nel caso di Diego, una tartaruga gigante di Espanola, simile alle tartarughe delle Galapagos, che ha permesso alla sua specie di tornare a prosperare.
Chi è Diego e perché lo ricordiamo
Diego nasce nelle isole Galapagos nei primi anni del ‘900 e si trasferisce nello zoo di San Diego, da cui prende il suo nome, nel 1959, in gioventù, dove rimane per 17 anni. In seguito un altro trasferimento lo riporta nelle terre natie, dove la sua specie è a forte rischio di estinzione; solo 14 esemplari femmina rimanenti e 2 maschi di cui uno solo sessualmente attivo a Espanola. Diego viene individuato come maschio alfa e diventa parte integrante e in seguito protagonista del programma di ripopolamento in cattività. Da soli 16 esemplari se ne contano oggi più di 2000 in una quarantina di anni con più di 800 figli certificati della libidinosa tartaruga.
Sarà l’aria respirata negli anni di gioventù all’estero o la responsabilità di salvare la propria specie dell’estinzione, la capacità riproduttiva di questo esemplare è stata di tale rilevanza che al momento del suo ritiro, in età ultracentenaria dopo anni di meritata fama di playboy e sex symbol, perfino il Ministro dell’ambiente dell’Ecuador si è espresso con termini di rammarico e arrivando a sancire l’età della senectute di Diego come la fine di un’era.
L’eredità di un sex symbol e la conservazione della tartaruga di Espanola
Nonostante l’immaginario comune ci porti più spesso a considerare altri piccoli mammiferi come ricci e conigli quali virtuoso esempio di attività sessuale, Diego sfida il cliché e lascia spazio all’ironia derivata sia dalla curiosità della notizia e sia da un’innegabile attività protratta per così lungo tempo che, oltre a suscitare un moderato quantitativo di invidia, si farà rimpiangere in questo e negli altri programmi di ripopolamento per specie a rischio. Il suo impegno protratto per mezzo secolo garantirà per qualche centinaio di anni la sopravvivenza delle tartarughe di Espanola, giganti dal sapore preistorico. La discendenza avrà ereditato alcuni di questi prolifici geni per far prosperare ulteriormente la specie e mantenere saldo la nomea di alpha imposta dal capostipite?
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