di Riccardo Rizzo
Giovedì 26 giugno è finalmente uscito Death Stranding 2: On the Beach, nuova opera di Kojima Productions e seguito diretto del titolo del 2019. Di nuovo in esclusiva PlayStation, Hideo Kojima riparte dal finale di Death Stranding per raccontare l’espansione della rete chirale oltre i confini delle UCA, chiedendosi nel mentre: non avremmo dovuto connetterci?
Nell’approcciarsi a Death Stranding 2 è importante comprendere che si, è a tutti gli effetti un sequel diretto del primo capitolo. La formula ludica alla base è esattamente la stessa, con tuttavia una serie di modifiche che ne ampliano l’esperienza di gioco sotto tutti i punti di vista.
Oltre alle evidenti migliorie tecniche e grafiche, di cui parleremo nel dettaglio più avanti, a risaltare maggiormente sono le aggiunte sul fronte del gameplay. Fin da subito DS2 è molto più videogioco che esperienza. Gli elementi filosofici ed emozionali rimangono, e il feedback pad alla mano mentre si controlla Sam è lo stesso, sia chiaro, ma questa volta Kojima ha deciso di puntare molto di più sul fronte ludico, offrendo al giocatore nuove possibilità di gioco.
Il primo impatto con Death Stranding 2: On the Beach
Come accennato in apertura, la storia inizia undici mesi dopo il finale del primo capitolo, con una trama che, almeno nelle prime battute, è in netta continuità con quella di Death Stranding. Ormai la rete chirale copre tutto il territorio delle UCA (United Cities of America), con la nuova nazione che si avvia verso importanti cambiamenti. Nel mentre, nuove compagnie private mirano all’espansione della rete oltre i confini del Nord America.
Il titolo inizia infatti al confine col Messico, con Sam che vive sotto-traccia come corriere indipendente per non farsi portare via Lou. Per quanto non possiamo sbilanciarci sulla trama nel suo complesso, le premesse narrative ci hanno catturato, trasmettendoci un’incredibile curiosità nello scoprire come si evolveranno le vicende e i legami tra vecchi e nuovi personaggi.
Già da ora tuttavia è evidente il respiro più ampio del racconto, che forte delle solide basi del precedente episodio può ampliarsi e approfondire vari aspetti chiave dell’universo creato da Kojima. Il tutto con un nuovo quesito centrale: non avremmo dovuto connetterci? Una domanda a cui probabilmente troveremo una risposta solo andando avanti con il viaggio di Sam.
Un’esperienza migliorata sotto tutti i punti di vista
Così come sul fronte narrativo, anche per quanto riguarda il gameplay siamo rimasti ammaliati dall’opera di Kojima. Death Stranding 2 sembra migliorare ogni aspetto del suo precedessore, offrendo un’esperienza migliorata e approfondita sotto tutti i punti di vista. L’ambientazione – almeno quella iniziale – è estremamente eterogenea, alternando caldi deserti e rigogliose foreste ad alte catene montuose. Il ciclo giorno-notte conferisce una maggiore immersione negli ambienti di gioco, favorita anche dalle nuove possibilità strategiche e dai nuovi equipaggiamenti.
In particolare a colpirci è stata proprio la natura strategica dell’esplorazione, caratterizzata da una ricca fase preparatoria che permette di studiare il percorso ideale e analizzare i vari pericoli che potremmo incontrare lungo il cammino. Non tutte le minacce però sono prevedibili e osservabili dal Ring Terminal. Le catastrofi naturali, per esempio, sono imprevedibili, con Sam che deve di volta in volta adattarsi in base alla tipologia e alla potenza delle stesse, che di fatto possono modificare anche radicalmente il gameplay. Le tempeste di sabbia riducono la visibilità, le inondazioni ricoprono d’acqua spazi altrimenti percorribili e i terremoti alterano la conformazione del terreno.
Un altro elemento che ci ha incuriosito fin da subito è la progressione, che ora può contare su un sistema di potenziamenti basato sull’esperienza ludica del giocatore. In base a come ci comporteremo durante le spedizioni, Sam diventerà rispettivamente più abile nello stealth, nella lettura del terreno, nel combattimento corpo a corpo o in quello con le armi, ecc.
Il mondo post-Death Stranding è più bello che mai
Anche sotto il profilo tecnico, Death Stranding 2 migliora in tutto e per tutto rispetto al 2019. Su PlayStation 5 il comparto grafico è semplicemente fuori scala: le animazioni e la grafica sono fotorealistiche, e il frame-rate è granitico sia in modalità Qualità che Prestazioni. Eccellenti sembrano essere anche il comparto artistico, dove il tocco di Yoji Shinkawa si percepisce dal primissimo istante; e il comparto audio, con delle musiche che sono già entrate nelle nostre playlist personali.
Insomma, per ora Death Stranding 2: On the Beach ci sta piacendo davvero molto, con l’universo post-Death Stranding che si conferma ricco di potenziale e davvero affascinante. Non vediamo l’ora dunque di scoprire come si evolverà il viaggio di Sam, Lou, Fragile e di tutti gli altri personaggi.
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